«Un Vivaldi solo per virtuosi»

Se la Filarmonica ha inaugurato ieri la propria stagione presentando un Vivaldi sconosciuto e minore (la Serenata a tre), Santa Cecilia risponde questa sera (ore 20, Auditorium, info 068082058) con un altro Vivaldi, anzi con l’opera ritenuta il suo capolavoro, Orlando Furioso, scritta e messa in scena dallo stesso Vivaldi, al Teatro Sant’Angelo di Venezia, nel 1727. L’Orlando non è scoperta recentissima, fra le circa sessanta opere che Vivaldi ebbe a scrivere nel corso della sua vita. La scoperta avvenne infatti giusto trent’anni fa, a Verona, a opera dei Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone, e con la regia di Pier Luigi Pizzi, in uno spettacolo rimasto memorabile.
A Roma la presenta la notissima Orchestra Barocca di Venezia e uno stuolo di solisti formidabili, diretti da Andrea Marcon. «Orlando Furioso - ci dice - richiede all’orchestra ma soprattutto ai solisti di canto, in primis ai due protagonisti, tecnica e fiato superlativi. Il capolavoro di Vivaldi non viene rappresentato tanto spesso per la difficoltà di trovare un cast adeguato; Marina Basso e Manuela Custer che canteranno stasera nei ruoli principali, sono davvero straordinarie».
C’è veramente tanta sapienza compositiva e virtuosismo vocale in un autore come Vivaldi ritenuto di maniera e velocissimo nello scrivere?
«Non è il caso dell’Orlando. Per quanto veloce, questa non è un’opera che Vivaldi poté scrivere in poco tempo, come fa pensare anche la struttura dell’opera e la simmetria delle parti, ma soprattutto la scrittura virtuosistica, davvero impossibile. In particolare il cantante è chiamato a una sfida continua, quasi impossibile».
Negli ultimi trent’anni se ne è fatta di strada sull’interpretazione vivaldiana...
«La prima riscoperta dell’opera, di Scimone e Pizzi, sembra ormai preistoria.

Pizzi aveva realizzato un magnifico spettacolo, ma troppo arbitrario, e Scimone vi si era adeguato, cambiando ordine alle arie e prendendosi alcune libertà. Oggi questo non si farebbe più e la tecnica di canto, i tempi, sono enormemente progrediti».

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