Il vizio di rimandare sempre? E’ in una formula

Uno psicologo canadese ha inventato l’equazione per calcolare uno dei difetti più diffusi: la tendenza a fare il giorno dopo (o magari mai) ciò che si potrebbe fare subito

Il vizio di rimandare sempre? E’ in una formula

È un vizio diffuso: fai domani, quello che potresti fare oggi. D’altronde, se puoi farlo domani, potrai rimandarlo ancora di un giorno, probabilmente. Per qualcuno è una malattia, per altri un pregio: un modo di godersi la vita e non lasciarsi travolgere dall’ansia. Ora uno studioso canadese, Piers Steel, ha scoperto qual è la causa che spinge tante persone a rimandare, sempre e comunque: l’impulsività. E ha anche inventato una formula per calcolare la tendenza di ciascuno a procrastinare: U=EV/ID.

Un’equazione per ritardatari. Tradotta, l’equazione di Steel significa: utilità (cioè il desiderio di portare a termine un certo compito o un impegno preso) uguale al prodotto di E (aspettativa di successo) per V (valore di ciò che si deve completare), diviso per il prodotto di I (immediatezza del compito) e D (sensibilità personale a rimandare). Dalla matematica al quotidiano: è l’istinto del momento, l’eccentricità anche, a spingere molti a ritardare l’azione da compiere. Un vizio che è cronico per quasi un quarto della popolazione – spiega lo psicologo dell’università di Calgary – e che non è legato tanto alla mania di perfezionismo o alla pigrizia, quanto, appunto, all’impulsività. Steel ha studiato l’argomento con costanza per dieci anni, con esperimenti e ricerche condotte su circa 250 studenti. Lui stesso confessa di distrarsi spesso e di rimandare gli impegni più fastidiosi: il suo metodo di rimandare è giocare al computer.

Impulsività e pigrizia. Ognuno ha il suo carattere ma, in generale, chi rimanda sempre ha alcuni tratti comuni: preferisce ottenere subito risultati ed eventuali ricompense, vive più per l’oggi che per il domani, per un guadagno a breve termine piuttosto che una sofferenza sul lungo periodo. Non ha grande attenzione per i dettagli e per gli obblighi nei confronti degli altri.

Il perfezionismo esasperato o la pigrizia c’entrano poco: i patologici del ritardo sono convinti di poter completare i loro compiti e di riuscire a farlo con cura e precisione. È solo che il loro istinto glielo impedisce: sanno che possono ma, anche, che potranno. Con comodo. Perché non approfittarne. 

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