Vogliamo ancora un servizio pubblico?

Caro direttore (...) giovedì sera su Annozero si è fatto ampio uso, riferendosi alla Rai, della parola «censura»: a pretesto è stata usata la decisione del direttore Claudio Cappon di non consentire la partecipazione del giornalista Facci alla trasmissione. L’uso di questo termine è improprio e immotivato. La decisione di Cappon, che condivido completamente, è intervenuta dopo la lettura di un corsivo del suddetto giornalista pubblicato mercoledì nel quale la Rai è definita «cloaca» e «vero cancro di questo Paese». Non reagire di fronte a questi insulti sarebbe stato come accettarli e condividerli. Chi governa la Rai - sostiene - non ha solo una personale dignità da difendere (...) se non lo fa, può essere chiamato a rispondere, anche formalmente, di mancata protezione degli interessi aziendali». (...) Facci è stato querelato per quegli insulti (...) e se la querela fosse coincisa con la presenza di Facci ad Annozero, poteva risultare compromessa la possibilità di sostenerla con successo in giudizio. (...) Negli ultimi due anni per i quali io posso e devo rispondere, non c’è stato nessun intervento che possa essere sia pur lontanamente accostato a una censura. (...) Governare la Rai (...) significa assumere l’onere di sanare le ferite pregresse, ben sapendo che anche quando lo si fosse fatto, i risentimenti non sarebbero spariti d’incanto. (...) Il servizio pubblico (...) deve assumersi la responsabilità di valutare se un punto di vista, una «unilateralità» (...

) esprimono qualcosa di effettivamente presente nella variabilissima gamma che la società e la cultura ci squadernano davanti. (...) Un servizio pubblico lo vogliamo ancora o no? (...) Non è obbligatorio (...) ma sarebbe deprimente (...) se si arrivasse a quell’esito senza neanche averlo voluto.
*Presidente della Rai

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