Girando per i corridoi dellospedale San Paolo, può capitare di imbattersi nel proprio medico di famiglia. Una coincidenza sempre più ricorrente per i pazienti milanesi. A motivarla è il direttore generale Giuseppe Catarisano.
Dei medici di famiglia tra le corsie del San Paolo ce n'era davvero bisogno?
«Inizialmente, per determinate patologie, avevamo cercato di portare gli specialisti a livello domiciliare ma non ha funzionato, così abbiamo deciso di provare il contrario e abbiamo registrato subito più entusiasmo».
Come funziona esattamente questo progetto?
«I medici di famiglia che fanno richiesta per lo status di frequentatore possono raggiungere il loro paziente nei reparti e contribuire attivamente al suo percorso diagnostico-terapeutico in collaborazione con gli specialisti ospedalieri che lo hanno in cura».
Qual è il vantaggio concreto per il paziente?
«Psicologicamente il paziente è più tranquillo, perché non si trova ad avere a che fare solo con degli sconosciuti e potrà essere seguito al meglio anche una volta dimesso».
Non pensa che si creeranno rivalità tra i medici?
«Penso che gli ospedalieri apprezzeranno il fatto di poter contare su una fonte sicuramente ben informata delle patologie in anamnesi e dello stato che ha reso necessario il ricovero».
In sintesi quindi, quali sono le vostre aspettative?
«Ridurre il numero dei ricoveri, ma soprattutto garantire la tanto auspicata continuità di cura perfezionando l'appropriatezza delle prestazioni».
In questo primo periodo quanti medici hanno già aderito?
«Una settantina si sono iscritti al progetto e già dieci nel primo mese hanno iniziato a frequentare le nostre corsie».
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