Alberto Toscano
da Parigi
«Vogliamo studiare!», gridavano ieri a Parigi gli avversari delle occupazioni. Un migliaio di giovani si sono dati appuntamento per far sentire la loro collera contro la paralisi dei corsi e degli esami: 60 università francesi, su un totale di 84, sono in tilt. Oggi si rischia lo scontro tra studenti di varie fazioni. L'oggetto del contendere è sempre lo stesso: la nuova legge sul lavoro giovanile, che istituisce il Cpe (Contratto di prima assunzione) e che è stata pubblicata ieri dal Journal Officiel, la Gazzetta Ufficiale transalpina. Questo testo - che prevede tra l'altro la libertà di licenziamento dei giovani - è così entrato in vigore. Anzi, no. Il presidente della Repubblica Jacques Chirac, che lo ha firmato, ha deciso di lasciarlo a mezz'aria: la legge c'è, ma non sarà applicata in attesa che sindacati, studenti e Parlamento trovino un compromesso per scriverne una nuova.
Su questo punto c'è una novità. Il governo è finito ai margini della trattativa. Il primo ministro Dominique de Villepin, che ha legato il proprio nome al Cpe e che sta ormai perdendo parecchie piume, ha dovuto farsi da parte a beneficio del vertice del suo partito (l'Ump, Union pour un Mouvement populaire).
In pratica il «pallino» è passato nelle mani del presidente dell'Ump, Nicolas Sarkozy, che è anche ministro dell'Interno. Di colpo l'ala «sarkozista» dell'Ump (che ha cattivi rapporti con Chirac e col suo protetto Villepin) si è mobilitata a favore del dialogo con le organizzazioni studentesche e sindacali, contrarissime al Cpe. Una fonte bene informata dice che i «sarkozisti» hanno lanciato sottobanco un messaggio preciso: il Cpe verrà affossato; è solo questione di tempi e di modi. Ecco la battaglia sul Cpe intrecciarsi con quella per la candidatura del centrodestra alle presidenziali di inizio 2007: Sarkozy è più che mai in pole position, Chirac non ha praticamente più speranze di succedere a se stesso e Villepin vede la propria popolarità ridotta a un lumicino.
In apparenza l'atmosfera resta quella dello scontro muro contro muro: i contestatori chiedono il ritiro ufficiale della legge e hanno indetto per domani una «grande giornata di scioperi e manifestazioni» per il ritiro della legge sul Cpe.
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