Roma - Come si fossero dati appuntamento su tre giornali diversi, il trio Casini-Fini-D’Alema torna alla carica con il vecchio adagio: governo di unità nazionale. L’ex premier diessino parla al suo giornale, l’Unità (unico estraneo alla macchina del fango denunciata da Bersani) per dire che il Pd c’è, «siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità». Per cosa? Facile a dirsi, difficile a farsi. Parliamo di quell’oggetto misterioso, evocato da mesi senza che si possa dare una forma precisa all’utopia terzopolista e democratica. Casini è pronto a tutto, persino a «non andare in vacanza», al limite partire ma con «una chiamata e torniamo a Roma», e si fa «l’armistizio» tra tutte le forze politiche per un governo di unità nazionale che mandi a casa Berlusconi, ma «senza penalizzarlo».
Un programmino che dovrebbe allettare anche il Pdl di Berlusconi stesso, il quale a sua volta dovrebbe benedire una nuova maggioranza nata sul suo pensionamento politico. Il leader Udc si appella, con improbabile successo, alla «parte più responsabile della maggioranza», in particolare al nuovo segretario del Pdl Alfano, cui consiglia di affiliarsi alla combriccola per non pagare, altrimenti, un «prezzo altissimo». La tesi è così nuova che Casini l’avrà riproposta almeno una dozzina di volte negli ultimi sei mesi. Con una variabile. Mentre nell’autunno scorso spronava i partiti per mettere in cantiere «un nuovo governo tecnico», adesso esclude categoricamente soluzioni tecniche, perché «sono i partiti che devono assumere la consapevolezza di guidare una fase nuova». Segno che il gran tessitore democristiano ha lavorato a sufficienza alle sue trame per potersi avventurare in questa ipotesi. In effetti gli fa eco sul Messaggero (mentre Casini parla al Corriere) l’altro evanescente leader del fantomatico Terzo polo, cioè Gianfranco Fini, mentre sul Quotidiano nazionale si aggiunge il quarto, Francesco Rutelli, che srotola lo stesso catalogo: «Napolitano indichi una personalità forte e credibile, con l’appoggio responsabile delle forze parlamentari».
Intervista in carta carbone per Fini che ci riprova, dopo aver lanciato l’amo alla Lega («aperti ad un governo Maroni») ed essersi preso un immediato due di picche a partire dal diretto interessato. Anche il capo di Fli, come Casini, è prudentissimo sulle elezioni, che sarebbero una sciagura per il Terzo polo (si veda il flop delle amministrative). Fini preferisce evitarle, perché «non si interrompe in modo traumatico una legislatura». Anche per lui dovrebbe essere la maggioranza che ha vinto le elezioni a indicare al Colle un nuovo premier. Però è scettico, perché all’interno del Pdl «nessuno ha la forza di fare il passo necessario». Il pressing del «partito di unità nazionale» è insomma su Alfano e su quei pezzi del Pdl (da Pisanu in giù) disponibili a un «regicidio». Un’operazione che non è riuscita già allo stesso Fini, con la rovinosa nascita di Fli da una costola del Pdl, e che difficilmente può trovare adepti.
Ma si cercano alleati, anche esterni alla politica, per dare sostanza al piano. Bersani e Casini, informa una nota Udc, «hanno preso contatto con i rappresentanti delle forze sociali che nei giorni scorsi hanno chiesto un patto per la crescita dell’Italia e hanno proposto un incontro di tutte le forze di opposizione per discutere dell’emergenza economica». Discutere, in sostanza, di come superare l’attuale governo.
Lo stesso D’Alema si rivolge soprattutto al centrodestra: «Berlusconi porta alla rovina, anche nella destra c’è chi comincia a capirlo».
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