«Vogliono intimidirci a colpi di multe»

La sinistra mette in campo tutto, ma proprio tutto, per espugnare Milano. Dal baule della soffitta ha estratto e rispolverato anche Piero Bassetti, il più vecchio tra i vecchi arnesi della politica. L’ex rampollo di una delle famose famiglie borghesi lombarde ebbe il suo momento di gloria quarant’anni fa quando si insediò come primo presidente della Regione Lombardia. Un democristiano, e cattolico, di sinistra, snob e rancoroso per essere stato presto accantonato dalla politica che conta. Parcheggiato in Parlamento, tentò di rientrare nel giro candidandosi sindaco di Milano per la sinistra. Riuscì nell’impresa, difficile, di perdere contro il primo candidato leghista della storia, quel Marco Formentini che grazie a lui governò sotto la Madonnina per cinque anni. Più di recente si fece notare perché uscì dal letargo per scommettere sulla vittoria di Penati, candidato del Pd, al ballottaggio per la Provincia contro Guido Podestà. Ovviamente Penati perse, e anche per via di questo ora Pisapia scaramanticamente si tocca.
Bassetti è tornato in pubblico lunedì sera grazie a un altro che da anni non ne azzecca una, Gad Lerner, che all’Infedele ha messo in scena una delle tante trasmissioni super partes che piacciono tanto alla sinistra, cioè un mega spot a Pisapia. Per Bassetti, chi vota Lega e Pdl fa un po’ schifo, sono dei rozzi plebei. Certo, noi non portiamo cognomi altisonanti, non abbiamo studiato in America, però a differenza sua non siamo dei falliti, sconfitti dalla storia, oltre che da Formentini. Bassetti è il prototipo del salotto milanese chic che si sta mobilitando contro Letizia Moratti, supportato dal Corriere della Sera e da una parte della curia. Quella che si indigna per le nostre critiche al cardinale Tettamanzi (come ha fatto ieri il quotidiano dei vescovi Avvenire) rivendicando la apoliticità della gerarchia ambrosiana. Peccato che questi severi censori non battano ciglio quando alti prelati fanno campagna elettorale esplicita per la sinistra, peccato non intervengano quando altri giornali sterzino, per la verità senza troppo alterarle, in chiave antiberlusconiana le parole del cardinale.
Piuttosto alterato invece è il contenuto di una intervista che mi ha fatto Vanity Fair, altro giornale caro alla sinistra chic. Non mi sembra che ci possano essere dubbi su cosa penso del caso Milano. Per Letizia Moratti è una sfida difficile, ma può e deve farcela. È vero che partiva sfavorita e che al ballottaggio sarà dura, non per meriti di Pisapia ma per quell’anno di feroce campagna mediatico-giudiziaria che ha preparato non a caso l’appuntamento con le urne. Sono convinto che tenere alti i toni è stata una legittima difesa che ha aiutato il sindaco uscente a stare in corsa. Le liti dentro il Pdl certo non hanno aiutato, ma prendersela con i cosiddetti falchi (tra i quali hanno arruolato anche noi de il Giornale) è ingiusto. La linea l’ha data Berlusconi, uno che di solito l’azzecca.

Chi tra gli elettori del centrodestra era scettico a riconfermare la fiducia nella Moratti almeno ha saputo chi è davvero Pisapia e a quali rischi va incontro non votando centrodestra. Tutto il resto sono soltanto inutili pettegolezzi.

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