Volevano «fare il pacco» ad Alemanno

Una truffa da 50 milioni di dollari, mica spiccioli. Obiettivo del raggiro organizzato da sedicenti 007 e pseudo-consulenti del comitato di controllo sui servizi segreti? Gianni Alemanno, oggi sindaco di Roma. Il pm Luca Tescaroli ha chiuso in questi giorni l’inchiesta che vede indagati - e prossimi destinatari di una richiesta di rinvio a giudizio - sei personaggi a vario titolo coinvolti in un’operazione d’«intossicazione politica» finalizzata a piazzare un dossier contenente informazioni devianti su parlamentari di maggioranza e opposizione. Una storia torbida, venuta alla luce grazie all’intraprendenza dell’attuale sindaco che dopo aver fatto credere di essere interessato al rapporto custodito in una cassetta di sicurezza a Montecarlo, si è rivolto alla procura di Roma. Ideatore dell’iniziativa truffaldina sarebbe, secondo l’autorità giudiziaria, Fausto Bulli, nome noto alle forze dell’ordine per essersi trovato al centro di analoghe spy story. Con lui, uno stuolo di finti agenti segreti, finti poliziotti, finti consulenti di svariate commissioni d’inchiesta. Tutti impegnati a confezionare il «pacco» a Gianni Alemanno per il tramite dell’inconsapevole Giovanna Romeo, già membro della segreteria dell’ex ministro alle politiche agricole nonché assistente al Csm del consigliere Gianfranco Anedda. «Pacco» costituito dalla vendita di un dossier di oltre 800 pagine, per la modica cifra di 70/80 milioni di dollari (la richiesta poi scenderà a 50) contenente informazioni «inerenti il coinvolgimento di alcune personalità politiche dell’allora maggioranza parlamentare e governativa - si legge nell’avviso di conclusione delle indagini - nelle vicende Parmalat, Cirio, Bond argentini, Unipol, Unicredit, Capitalia, Telecom Serbia, Conto protezione 6060». Destinatari delle attenzioni dell’organizzazione criminale, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Piero Fassino, l’attuale ministro Claudio Scajola e molti altri deputati e senatori, di centrodestra e centrosinistra. L’operazione, congegnata a tavolino con il supporto di elementi vicini a un’intelligence straniera, scatta nei primi mesi del 2007. Quando alla segretaria Giovanna Romeo si presentano, millantando cariche e credenziali inesistenti (dipendenti del Sismi, dirigenti della polizia di stato) gli emissari di questa fantomatica organizzazione. Chiedono di incontrare Alemanno per illustrare i contenuti del dossier. L’aspirante sindaco si consulta con i suoi collaboratori, e pur sentendo odore di bruciato, accetta di incontrare due di questi sei personaggi. «Onorevole Alemanno - è l’esordio - abbiamo notizie concernenti attività delittuose poste in essere da uomini politici e fatti relativi alla loro vita privata...». Il tutto, se interessa, verrebbe a costare qualche milioncino di dollari. Trattabile. Alemanno prende tempo, si consulta con il «collega» Marcello De Angelis, e alla fine manda un emissario a vedere le carte. Ma qualcosa s’intoppa.

L’incontro salta nel momento in cui Giovanna Romeo bussa in procura con un esposto-denuncia dove sono riassunti i passaggi salienti di quello che il pm Tescaroli definisce una vera e propria «operazione d’intossicazione dell’informazione».

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