«Volevano vincere a tavolino Ora al lavoro su elezioni vere»

«Siamo più sereni». È il sollievo la prima reazione a caldo di Mariastella Gelmini, che da ministro dell’Istruzione ha partecipato al varo del decreto salvaliste e da ex coordinatrice regionale del Pdl conosce bene le dinamiche che portano alla presentazione delle liste elettorali.
Sorpresa dalla decisione del Tar?
«È una decisione che rasserena il clima, è la prova provata che il decreto ripercorre circolari già in vigore. Il pronunciamento del Tar non ha destato sorprese, perché è coerente con interpretazione autentica della legge 108, che disciplina la presentazione delle liste. Non era possibile che la sinistra vincesse a tavolino perché i lombardi non trovavano il nome di Formigoni e le liste del centrodestra. Si è difeso il diritto di voto degli elettori».
Di Pietro e la sinistra parlano di golpe.
«È fuori luogo parlare di golpe. Si raccontano tante menzogne, mentre in realtà non abbiamo modificato la legge elettorale, e quindi non c’è stato alcun cambio in corsa delle regole, non abbiamo prorogato né riaperto alcun termine. Semplicemente si è fornita un’interpretazione autentica della legge, per altro già contenuta in alcune circolari, come dimostra l’ordinanza del Tar che non ha neppure tenuto conto del decreto. Erano regole già scritte, noi le abbiamo solo chiarite».
Se erano regole già scritte, come si spiega la decisione della Corte d’Appello?
«Le regole non sono state applicate e la prova è nella decisione del Tar. Ciascuno si faccia l’opinione che ritiene sul motivo. La sinistra non si poteva illudere di vincere senza voto. Ma dov’è la democrazia? Mi sarei aspettata che fossero Bonino e Penati i primi a chiedere la riammissione delle liste. La sinistra avrebbe dovuto farsi paladina del diritto di voto dei cittadini».
Lei che è stata coordinatrice del Pdl, crede che ci siano state leggerezze da parte del partito?
«A me pare difficile che sia accaduto perché conosco i funzionari di partito che da quindici anni fanno questo lavoro ed errori non ce ne sono mai stati. Forse c’è stato più accanimento nei controlli che sviste nella compilazione».
Romano La Russa dice che con l’Msi e con An queste cose non sono mai successe.
«Sono sciocchezze, penso che queste polemiche non servano a nulla. I nostri dirigenti sono persone serie, che hanno sempre fatto il loro lavoro con spirito di abnegazione. È inutile utilizzare queste vicende per diatribe interne. Le liste sono state riammesse, quindi errori non ce n’erano».


Qualcosa da migliorare per il futuro?
«Adesso concentriamoci sul voto. Oggi serve il governo del fare, dobbiamo abbandonare le polemiche e una conflittualità che non serve a niente. Lasciamo l’acrimonia alla sinistra. Berlusconi ci ha detto di rimboccarci le maniche e lavorare».

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