Volkswagen-Porsche, intesa sulle nozze

Torna a esserci un’acquisizione nei piani di Mediobanca, a movimentare una gestione storicamente poco incline ai «colpi di testa». Piazzetta Cuccia ha confermato l’interesse per la divisione investment banking della storica banca privata tedesca Sal. Oppenheim (dal nome del diciassettenne di Mainz, Salomon, che la fondò a Bonn nel 1789), ora tuttavia lontana dalla sua forma migliore causa postumi della crisi.
«Sal. Oppenheim rappresenta una buona opportunità» ha dichiarato un portavoce di Mediobanca, spiegando che l’eventuale acquisizione potrebbe rinforzare la divisione investment banking in Germania, dove l’istituto milanese è presente dal 2007 con una sede a Francoforte. Allo stesso tempo l’invito è a considerare l’operazione tutt’altro che prossima ad una conclusione, come emerso ieri mattina, quando l’indiscrezione è stata lanciata dal Financial Times Deutschland. I colloqui sono ancora «in una fase embrionale» fa sapere Mediobanca, che aspetta di conoscere l’evoluzione della trattativa attualmente in corso tra Sal. Oppenheim e Deutsche Bank, interessata all’altro ramo d’attività, quello del private banking, cui fanno capo attivi in gestione per 132 miliardi di euro.
Per una Mediobanca che prova a diversificare le fonti di ricavo all’estero Sal. garantirebbe una presa più stretta sul ricco mercato delle consulenze alle aziende tedesche di media dimensione. Un modo per rafforzare una presenza che, limitata in Germania all’ufficio di Francoforte, gli analisti giudicano ancora insufficiente. Dunque un «contributo esterno» ad una crescita estera che finora ha seguito linee interne, con l’apertura delle sedi di Madrid, Parigi, Londra e appunto Francoforte. Senza dimenticare una certa affinità culturale tra i due istituti. E non ci sarebbe solo Mediobanca in lizza per l’investment banking di Sal. cui sarebbero interessate, secondo la stampa tedesca, anche Bnp Paribas e Barclays.
Per ora di valutazioni e cifre ufficiali, sull’eventuale operazione, non ce ne sono. La banca tedesca, che dal 2007 ha trasferito la propria sede in Lussemburgo, sta vivendo una crisi che ne mette addirittura in discussione il dna - a dispetto delle dimensioni ragguardevoli - di banca indipendente, non quotata, a gestione sostanzialmente ancora familiare. A minare la solidità della banca non solo il rosso di 117 milioni di euro nel 2008, ma anche le perdite legate al fallimento del gruppo tedesco del turismo e della grande distribuzione Arcandor, di cui Sal. era principale azionista con una quota del 25% circa. Per far fronte al dissesto Sal., peraltro azionista dal 2007 del patto di sindacato di Mediobanca con una quota dell’1,7%, ha appena lanciato un aumento di capitale da 300 milioni, finanziato da Deutsche Bank. Secondo la stampa tedesca Deutsche Bank punterebbe così a rilevare una quota iniziale in Sal. del 30% e avviare una partnership di lungo termine nell’asset management.

Mentre per le attività di investment banking, giudicate ormai prive di grosse prospettive strategiche, l’unica soluzione rimasta sarebbe la vendita.
Buona è stata ieri la reazione del mercato azionario alle notizie riguardanti Mediobanca, col titolo salito dell’1,73% a 9,71 euro e una chiusura sui massimi della seduta.

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