«Una volta ero un sex symbol ma ho fatto anche film brutti»

L’interprete di «10» l’altra sera su Raiuno. «Ora aiuto i reduci di guerra e allevo cavalli»

da Roma

Quella corsa al ralenti sulla spiaggia. Con le treccine «rasta» e il seno imperlato di gocce d’acqua. Incontro all’amato Dudley Moore. Negli anni Ottanta quegli occhi azzurri e quei capelli fecero girare la testa a una generazione di uomini. Che ancor oggi ripercorrono nella mente la scena di 10 di Blake Edwards (era il 1979) in cui si affermò come sex symbol. Una femme fatale coi fiocchi e che importa se la recitazione lasciava a desiderare: il bello era perdersi in quella scollatura vertiginosa.
Trent’anni dopo, Bo Derek è ancora splendida. Una signora, con qualche rughetta ai lati degli occhi, che conserva una grande fascino. L’altra sera ne ha sparso sul palco dei Migliori anni, la bella trasmissione di Raiuno che ci riporta al passato con una sfida tra i decenni della seconda metà del Novecento. E, mentre Carlo Conti la intervistava, passavano le immagini di lei nei panni di Jane con uno sbalordito Tarzan che cercava di capire cosa fossero quelle due collinette che le spuntavano sul petto.
In uno show basato sull’amarcord non si può non tornare a quegli anni...
«E chi se li dimentica - risponde lei con una buona dose di ironia - poco fa entrando in questi studios (Tiburtina, Roma) ho visto una vecchia macchina per il montaggio: come quelle che usavano per me!».
Ma per lei gli anni passano piano...
«Io non ci penso. La mia bellezza è solo un dono che mi hanno dato i miei genitori. Non ho fatto nulla per meritarmelo».
Non è comunque facile diventare un ricordo e non più un desiderio...
«Passaggi naturali della vita. Non mi preoccupo di ciò su cui non posso esercitare il controllo, come l’invecchiare. L’importante è che rimangano nella memoria i bei momenti vissuti, come l’amicizia con le persone con cui ho lavorato: da Anthony Queen (con cui girò l’autobiografico Ghosts can’t do it) a Dudley Moore».
E anche qualche attore italiano...
«Oh certo, Massimo Boldi e Nino Frassica (Sognando la California, 1992). Torno spesso in Italia, mi piace molto fare shopping con Ursula Andress».
Con lei ha diviso molte cose, pure un marito...
«Certo, John Derek (attore e regista). Ma siamo sempre rimaste amiche, così come lo sono con Linda Evans (la bellissima attrice che Derek lasciò per Bo che all’epoca aveva solo diciotto anni e trenta in meno dello sposo)».
Perché, lei non si arrabbiò per lo scippo del marito?
«Only for a while... solo per un momento».
Oggi l’immagine delle sex symbol è molto cambiato...
«Be’, rispetto ai miei anni sono aumentate di numero: una volta attorno a una femme fatale si creava un mito, mentre oggi è più difficile, c’è troppa concorrenza».
Alcuni suoi film furono stroncati duramente...
«E avevano ragione. Alcuni erano proprio brutti, del resto ero tanto giovane: si possono fare cose più buone e altre meno».
Oggi come vive? Ha progetti?
«Di film, per ora, no.

Vivo in California in mezzo ai miei cavalli; stando con loro si conoscono meglio gli uomini. Poi mi dedico all’associazione che aiuta i reduci di guerra. Abbiamo organizzato gare di surf e di sci per ex soldati con gli arti amputati, un modo per loro di tornare a vivere».

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