Moda, fotografia e arte sono un connubio che in questi anni vede Milano il palcoscenico per molti big mondiali dellobbiettivo, sovente raccontati dietro le quinte delle grandi campagne pubblicitarie, a rivelare lanima più poetica del loro percorso. Così, dopo mostre collettive e antologiche come «Extreme Beauty in Vogue» e il fashion in versione spettrale di Giovanni Gastel a Palazzo della Ragione, ieri è toccato alla Triennale presentare lestro di Michel Comte, svizzero di Zurigo e autore delle campagne pubblicitarie di alcuni tra le più famose griffe come Versace, Armani, Lancome, Nike, Revlon, senza contare status symbol dellindustria automobilistica come Ferrari, Mercedes e Jaguar. Donne e motori, ma non solo. Nella sua fortunata carriera, il cinquantaseienne fotografo ha avuto la fortuna (e la passione) di ritrarre alcuni tra i più celebri vip della musica, del cinema e dello spettacolo. In pochi, si può dire, gli sono sfuggiti, e in tutti ha saputo evidenziare quellaura che, nellepoca della riproducibilità tecnica dellarte, riesce a vibrare grazie a un oggetto, uno sfondo inusueto, o soltanto un colore dissonante. Ecco allora Sting nudo e accovacciato per Vogue, ecco Frank Zappa coperto dal solid body della sua chitarra, Veruska accarezzata da un pitone, la first lady Carla Bruni irriconoscibile nel make up psichedelico, lartista Jeff Koons circondato dai suoi amati barboncini (quelli veri stavolta); e ancora Cindy Crawford in guepiere versione cafè chantant, Sharon Stone in dominante rossa, e ancora Sophie Marceau senza veli con unespressione di sensuale stupore. Vip, starlette e artisti in posa, ma anche bianchi e neri più intimi ne meditativi. Il percorso della mostra si snoda attraverso 87 immagini e 20 collage, ognuno composto da provini fotografici di vari rullini che permettono una visione estesa della complessità del lavoro di Comte, prima di arrivare allo scatto finale. L'idea è quella di presentare fotografie che ritraggano non soltanto personalità, personaggi famosi, musicisti o attori ma che siano anche una testimonianza del periodo storico in cui sono state scattate, gli anni ottanta e novanta.
Come altri nomi della fotografia, Comte è un autodidatta, e ha iniziato la sua lunga avventura come restauratore, prima di diventare fotografo; anche se, rivela a Milano, avrebbe potuto diventare aviatore come suo nonno. «Mi piace vivere sempre sul filo del rasoio - dice - e appena ho la sensazione di non correre più alcun rischio nel posto in cui vivo, sento subito il bisogno di trasferirmi».
Nata come hobby, la fotografia sarebbe ben presto divenuta la passione della sua vita e poi la sua professione. La svolta avvenne nel 1978 quando ricevette il primo incarico internazionale di prestigio: realizzare delle foto pubblicitarie per le casa di moda di Ungaro e, grazie a ciò, anche per Karl Lagerfeld e Chloé e Parigi. Lanno dopo, grazie ai nuovi e importanti contatti, si trasferì nella capitale francese. Poi lAmerica. Nel 1981 apre lo studio a New York dove lavora per American Vogue e qualche anno dopo, inaugura lo studio anche a Los Angeles dove si trasferisce.
In pochi anni diventa uno tra i più acclamati fotografi di moda e glamour e per Vanity Fair, Vogue, Interview e Uomo Vogue ritrae numerose star del mondo dell'arte e dello spettacolo, da Sting a Demi Moore, da Sharon Stone a Jeremy Irons, a Robert Altman, Kim Basinger, Jeff Koons, a Kossuth.
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