da Milano
Caro Gianni Morandi, arriva un suo nuovo cd. Per di più triplo. E pure riassuntivo della sua carriera. Praticamente un successo assicurato.
«Dopo le trecentomila copie vendute di Grazie a tutti, adesso arriva Ancora... Grazie a tutti con unaltra quarantina di brani della mia storia, da Fumo negli occhi a Sei bella vita. Più quattro inediti».
Ci sono Un altro mondo scritto da Francesco Tricarico, una reinterpretazione di Non ti dimenticherò di Ramazzotti e quella Che sarà che lei scartò tanti anni fa.
«Lo ammetto, non lavevo capita ed è stato un vero errore non inciderla. Dopo tanto tempo, mi sono rifatto».
Ha anche registrato una (emozionante) versione di Nel blu dipinto di blu.
«Con quella canzone adesso apro i miei concerti. E in qualche modo ho aperto anche la mia carriera, ascoltandola quella sera al bar di Monghidoro mentre Modugno la interpretava al Festival allargando le braccia sul mondo. Io sognavo di cantare ma non sapevo ancora che cosa sarei diventato».
Ormai lo sappiamo tutti, che cosa è diventato. Gianni Morandi è un tesoretto degli italiani e, più delle sue canzoni, vale lo spirito con cui le canta ancora oggi come se fosse la prima volta. Sarà per questo che ai suoi concerti cè la fila e lui è riuscito a resistere al tarlo della nostalgia canaglia che ha trasformato tanti altri in macchine da revival canzonettaro. Cantano col pilota automatico, loro. Invece sul palco Morandi suda ancora come un rockettaro e in platea ci sono giovani, e giovanissimi, che lo osannano neppure fosse appena arrivato. E allora ecco perché oggi un cantante che non va mai fuori moda è una rarità: le nuove generazioni del pop evaporano più veloci della luce, si volatilizzano dopo il primo successo e poi addio. Morandi no: la sua prima volta è del 1962, il brano era Andavo a cento allora e alla Casa Bianca cera Kennedy, lItalia faceva boom e guai a chi non si rimboccava le maniche.
E oggi?
«Certo, se metto nel giradischi (che strano: dico ancora giradischi) un brano come Go kart twist, firmato da Luciano Salce ed Ennio Morricone, mi viene in mente unItalia che oggi non cè più. Il panorama è diverso, molto meno entusiasmante».
Ma ci vuole ottimismo, dicono.
«Non è detto che basti. Ognuno deve fare il suo meglio. Di sicuro alle nuove generazioni non abbiamo lasciato esempi brillanti. E ai nostri figli forse manca la voglia di diventare come i padri, visto che cosa si trovano di fronte».
Manca solo quella?
«No, più passa il tempo e più mi rendo conto che i ragazzi oggi non hanno più entusiasmo. Manca soprattutto lorgoglio di essere italiani, il piacere di far parte di questo popolo e di contribuire a farlo diventare migliore. Forse i tedeschi o i francesi hanno più chiaro questo sentimento».
La politica centra qualcosa?
«Di sicuro negli anni 50 e 60 maggioranza e opposizione insieme hanno fatto grande il nostro paese. Oggi non si fa più politica. E anche il Partito democratico, a cui peraltro sono vicino, non è compatto, mi sembra invece tanto sfibrato. Insomma il quadro complessivo non è incoraggiante e ci ritroviamo a rimpiangere politici della statura di De Gasperi, per esempio».
Anche la tv generalista adesso guarda sempre più spesso al passato. Fiorello dice che se tornasse Rischiatutto la televisione sarebbe identica a quella di quarantanni fa.
«Fiorello scherza sempre dicendo che sono una carogna, ma stavolta un pochino ha ragione. Ad esempio il mio figlio più giovane si fa il palinsesto da solo su Sky con tutti i programmi che gli piace vedere. Ma è anche vero che nei momenti di crisi sociale è naturale guardare al passato come àncora di salvezza».
Dicono che lei abbia in programma di tornare in tv.
«Ma fino a maggio sarò in tour: inizio a Perugia il 14 novembre, poi sarò a Roma il 21 e via così per sette mesi».
Allora dopo.
«Certo, se ci fosse lidea giusta».
Magari in un ruolo da cattivo come già aveva pensato Diego Cugia per Non facciamoci prendere dal panico su Raiuno nel 2006.
«Più che altro sogno finalmente un ruolo drammatico al cinema. Aspetto un regista che riesca a immaginarmi in un altro personaggio diverso dai miei soliti, più complesso e sfaccettato, insomma tipo quelli che interpreta Toni Servillo, lui è davvero bravo».
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