La vostra Milano...

Uno spazio tutto vostro per dire come e perchè amate Milano: foto, disegni, poesie, racconti... Raccontateci la "vostra" Milano...

La vostra Milano...

Un simpatico gioco di parole, "una amorevole assonanza fon…etica" per rendere omaggio alla "grande signora lombarda": così Aldo Benedetti, piacentino,  esprime il suo affetto spontaneo e incondizionato per Milano. Per Aldo, che sembra conoscere i "segreti di Milano" quasi meglio di un milanese doc, la capitale lombarda è infatti "una città che ti abbraccia": solo "chi vive  in superficie e osserva il mondo 'in orizzontale', incapace di alzare lo sguardo, può dire che Milano è una città grigia e brutta" sostiene il nostro lettore.  A Milano, Aldo ha dedicato anche una maglietta, da lui stesso creata e che vedete qui accanto:  le due icone simbolo della città, il Duomo e la torre Velasca, compongono le lettere iniziali di Milano e contemporaneamente danno vita ad una sorta di “Miracolo a Milano”.
Ma lasciamo adesso la parola ad Aldo e alla sua dichiarazione d'amore...

 

MI...L’AMO : una dichiarazione d’amore

Ecce Duomo ! … lunghe dita si allungano verso il cielo, sono le mani filiformi e corrose di un anziano che cercano di afferrare una scintilla di luce, quella Madonnina sospesa nel vuoto che è simbolo di ascesa, bisogno di spiritualità, visione quasi mistica di una nuova “Città che sale” boccioniana. E’ la sensazione che provo ogni volta che intravedo il Duomo salendo le scale della metropolitana, un senso appagato di ricerca, una pace che contrasta col brulichio della Piazza, con l’assordante vociare della Galleria, quasi un’assicurazione sulla vita.
Su quelle guglie, come statue di un presepio incantato, è disposta la storia dell’umanità , la coscienza che sostiene un miracolo di equilibrio, quasi un giudizio supremo su quell’instancabile fiorire di iniziative e avventure che ne continuano a sigillare lo sviluppo e il protagonismo.
Così lo sguardo spazia verso l’Arengario e si posa inevitabilmente sulla sagoma inconfondibile della Torre Velasca : il nome deriva da quello di un governatore spagnolo di Milano, ma ricorda quasi la passionalità viscerale di un personaggio di Testori, l’Arialda, la Gilda o l’Ivo della Ghisolfa, simbolo della capacità di riscattarsi, della durezza ruvida di una “vita agra” che sa scoprire la purezza di uno slancio, recuperando l’integrità di una tradizione, sociale e architettonica.
Un faro che scandisce un rassicurante segnale di salvataggio e ci preserva da una deriva morale inesorabile, da quella insidiosa protagonista dei racconti del grande Testori, capace di intrecciare le nostre vite in una trama di passioni ossessive e incontenibili che alla fine si riscattano con un gesto di fede e orgoglio, quasi un progetto di “santità diffusa” : la parte superiore della torre rappresenta quasi uno slancio aggettante, il desiderio di un’umanità protesa verso il Duomo a cercare una traccia divina, una luce che ci accompagna tra i testoriani “Segreti di Milano”, geometrica e preziosa corolla di petali aperta alla umana sofferenza.
E’ la coscienza di una commistione sacro-profano che ci fa accettare la vita in tutte le sue sfumature, ogni attimo della nostra esistenza è la manifestazione di una scintilla pronta a cancellare il buio, a dare un senso anche ai momenti più oscuri e angoscianti, a dar forma a un disegno di aurea e leonardesca proporzionalità. Ogni gesto ricalca un percorso umano, si innesta nel solco di una storia che si ripete, esattamente come la Velasca ricorda l’architettura di Milano medioevale, con le sue torri sostenute da mensole, come ansiose di acquisire spazio, di guadagnare un senso prospettico più alto : è una sorta di dialogo a distanza tra le due costruzioni, uno sforzo civile che si fonde in un messaggio religioso. Solo chi non ha cuore né occhi, chi vive solo in superficie e osserva il mondo “in orizzontale”, incapace di alzare lo sguardo, può dire che Milano è una città grigia e brutta, pregiudizialmente dedita esclusivamente al lavoro : è invece una “città che ti abbraccia” (come diceva Soldati), ricca di monumenti grandiosi e avvolti da un silenzio quasi metafisico, non chiassosi e invadenti, una città che, nel suo caos creativo e ovattato, custodisce tesori discreti e poetici (soltanto la chiesa di San Satiro vale un viaggio a Milano !) e non vive di scenografici ricordi, ma col perenne desiderio di sfiorare il cielo con un dito, come le guglie del Duomo, giacomettiane stalagmiti che paiono una selva di braccia distese a toccare una reliquia preziosa, in una simbolica processione di dedizione religiosa e sociale.
E’ per questo che ho ideato la T-shirt, come una dichiarazione d’amore per questa città, utilizzandone le due icone simbolo, il Duomo, la cui facciata richiama una M stilizzata, e la Velasca , che ricorda la I maiuscola e imponente di un impegno sociale, di un impulso istintivo e incontenibile : assieme compongono le lettere iniziali della città e contemporaneamente di un “Miracolo a Milano” che si ripete quotidianamente, nella leggerezza di un volo zavattiniano carico di quella gioiosa e sorprendente creatività che ne fa una città prodigio, sempre sospesa verso un obiettivo, con la grazia elegante e volitiva ben richiamata dai merli stilizzati del Castello Sforzesco, a coronare la lettera O finale, simbolo del Comune di Milano e scudo a protezione del suo cuore, di quel punto rosso rigonfio, come in rilievo, che campeggia nel disegno, pronto a esplodere in tutta la sua generosa pienezza e turgida plasticità : il simbolo comunale viene esaltato da una vivace linea rossa che ricorda quella mitica della Metropolitana di Bob Noorda e che vuole rappresentare una lingua di fuoco aperta alle sfide tecnologiche e di mercato, settori di cui la città di Milano detiene ancora l’eccellenza.
Il Duomo e la Velasca rappresentano per me la poetica esemplificazione della teoria della relatività E = mc2 , dove la gigantesca massa della Velasca, quasi un Atlante che sostiene il mondo con le sue braccia a mensola, simbolo di un colossale sforzo civile, diventa pura energia luminosa, la dolomitica luce del Duomo, proporzionale al quadrato di quella “celeritas” (la “c” della formula matematica) che contraddistingue la veloce concretezza di Milano !
Si dice con bonaria ironia che i Milanesi abbiano il mito della “fabricheta”, io penso che abbiano il miraggio della Fabbrica per antonomasia, quella del Duomo o forse dell’Uomo, quello che sa integrare profilo civile e religioso : è per questo motivo che non mi risulta affatto “strano sentirmi innamorato a Milano” o , meglio, di Milano, come cantava il raffinato Memo Remigi negli anni Sessanta e come sa benissimo mia moglie, senza alcuna gelosia per questa mia innocente e inequivocabile dichiarazione d’amore, ogni volta che intravedo la sagoma del Duomo.
Mi perdonino piuttosto i Milanesi per il gioco di lettere ,
MI…L’AMO , che ha portato a una storpiatura del nome, ma la mia vuole dichiaratamente risultare una amorevole assonanza fon…etica, uno slogan in dialetto meneghino di impatto immediato e accattivante, rivelatore di un affetto spontaneo e incondizionato.
di Aldo Benedetti

 

Così vede Milano  Donata Vescovi, piacentina trapiantata a Milano da 43 anni.

Cara el mè Milan, la mè cità,
mi te ricordi grisa de nèbia,
infredulida e semper de cursa,
pièna de gent ,
de voeuja de laurà,
de voueja de fa…
Bei dì d’inverno
vers sera, cunt el scur
magari adré Nadal…
brilava la cità,
brilaven i vetrin,
e intant la gent ,sui marciapé,
vardaven, faseven i so cunt
intant che la sera la vegniva giò…
Se sentiva sferajà,
Cumpariva un tram in de la nebia,
in sui binari lusent cume l’argent,
la gent la se sarava su el paltò,
e sentiva amò el dialet..
Ué.. sta ben,se vedum duman…”
E l‘era una gran cà,
e gh’era post per tucc,
anca per quei, cume mi,
ch’eren nasù da n’altra part,
ma aveven mis giò el couer sòta al Domm,
sòta la Madunina,
e la cità l’era una mama,
che dis mai de no ai so bagaj

 

Donata se la ricorda così Milano: nebbiosa, grigia, sempre di corsa, piena di voglia di lavorare, di fare.. E si ricorda soprattutto di Milano sotto Natale, quando brilla, brilla delle luci, delle vetrine, degli occhi dei bimbi che guardano i giocattoli nelle vetrine. E all'improvviso uno sferragliare, un rumore..un tram arriva in mezzo alla nebbia e la gente si saluta: "A domani...". 

Era così Milano, per Donata: un posto aperto a tutti, anche per chi, come leri, era nati da un'altra parte ma avevano dato il loro cuore alla Madonnina, erano diventati figli adottivi di questa grande "mamma" che non dice mai di no.

 

"I love Milano! Milano is fashion, Milano is shining, Milano brilla" ... 

di Alessandro Bozzi. AleB

Così Alessandro vede la "grande signora lombarda":  brillante, come le tante perline che danno forma al Duomo abilmente disegnato sulla maglietta di questa giovane...
Shining, fashion, brillante... Quasi una stella che risplende nel cuore nebbioso della pianura padana...

 

Poi c'è Carol Silvia, che conosce di Milano le sue numerose e affascinanti contraddizioni e suoi volti più nascosti: "Milano bella e brutta",  "fredda e ospitale",  "dinamica e pacifica"... Ma diamo spazio alle parole dell'autrice e lasciamoci guidare per i mille angoli di questa  grande "capitale delle contraddizioni".

 

UNICAMENTE MILANO di Carol Silvia Chiodi

Milano. Milano grigia, avvolta nella nebbia della pianura padana, Milano bella e Milano brutta, fredda e allo stesso tempo ospitale.
Milano…. grande Milano.
Capitale delle contraddizioni e dei luoghi comuni.
Milano è il dialetto milanese ma anche multietnica.
La Milano bene e la periferia, il traffico e l’inquinamento, le targhe alterne e le domeniche a piedi.
Milano è cultura, arte, musei, mostre, monumenti e chiese.
Milano è il Duomo, con il suo marmo brillante e morbido, con la Madonnina che “domina Milan” e scintilla sulla guglia più alta che c’è e se ti trovi lì davanti sei felice di esserci.
Milano è storia con Santa Maria delle Grazie , il Cenacolo e la Pinacoteca di Brera. Il museo delle Cere e il Museo delle Torture. L'Acquario e il Planetario. Milano è verde, col Parco Sempione e i Giardini di Porta Venezia, che quando è autunno le chiome degli alberi si spogliano lasciando a terra le foglie secche e se ci passi sopra ti scricchiolano sotto le scarpe.
Milano è frenesia, gente che corre e che non sai dove va.
Milano degli arrivi e delle partenze.
Come quelle di centinaia di formichine in divisa che ogni mattina “sbarcano” dai vagoni fumanti dei treni della Stazione Centrale per dirigersi al lavoro e se ti capita di passere di lì è inevitabile essere urtati e non sentirsi chiedere scusa.
Milano della prostituzione e degli spacciatori.
Milano internazionale, che con Malpensa e Linate è una porta aperta verso il mondo.
Milano è il motore d’Italia. E’ la Borsa in Piazza Affari. Milano é Moda.
Milano d’inverno…. il freddo pungente di quando vai in motorino e a volte c’è pure la neve che sembra di essere in montagna.
E poi c’è Milano d’agosto, il caldo, l’afa…. E il silenzio di una città che si svuota dopo un anno di lavoro.
Milano che non sta mai zitta, solo di notte se ti capita di fare un giro ti sembra di non esserci mai stato in quest’angolo di mondo, perché tutto è in silenzio, si spoglia del vociare assillante e multilingue e si riescono a vedere i dettagli.
La città ti avvolge e i palazzi quasi ti parlano, il Castello Sforzesco tutto illuminato, mette in risalto la sua meraviglia, meraviglia di chi ha saputo costruire qualcosa di altri tempi.
In questi casi c’è un unico pensiero che ti gira per la testa: quant’è bella Milano di notte.
E poi Milano è sport. San Siro. Il derby tra Milan e Inter. Il forum di Assago, il Palavobis.
Milano è musica , Milano è la Scala, Milano è comica e ironica, con lo Zelig e il Teatro Blu.
Milano non è solo una città snob e patinata dove le sciure dei salotti bene si ritrovano da Saint Ambroeus a prendere il tè, o solo i fighetti figli di papà entrano in discoteca perché in lista. Milano ti permette di essere creativo e di esprimere quello che hai dentro attraverso l’arte, la danza, la musica.
Adoro Milano. È meravigliosa. Mi piace il suo dinamismo, la sua energia che è bellezza ma anche la sua tranquillità quando si svuota dal caos per regalare a chi ci abita pace e tranquillità alla domenica, perché in fin dei conti noi milanesi siamo capaci di rallentare il passo per accorgerci di quante meraviglie ci offre la nostra città.  

 

Grazie per i vostri bellissimi contributi.  Continuate a mandarci i vostri - personalissimi- pensieri su Milano. Ricordate, potete esprimerci il vostro rapporto con questa grande e controversa città.anche una foto, un disegno, una battuta, un racconto...

Vi aspettiamo!

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