Voto, il modello tedesco spacca i Poli

Marini si schiera con D’Alema, mentre Veltroni e Mastella tornano alla «bozza Chiti». Buttiglione critica gli alleati

da Roma

È stata la raccomandazione formale del presidente Napolitano alla prima crisi del governo Prodi: «Non si può pensare di tornare alle urne senza una nuova legge elettorale». Conditio sine qua non resa più stringente dal referendum maggioritario e ancora più allettante dall’affanno della maggioranza dell’Unione. Eppure il lavoro in Parlamento è pressoché fermo da mesi, e ogni qualvolta i partiti si annusano finiscono vittime dei reciproci veti.
Assume comunque un certo rilievo che il circo Barnum della riforma si sia rimesso in moto. Il presidente del Senato, Franco Marini, ha ieri coerentemente rinnovato il monito quirinalizio e ricordato che «prima di andare alle elezioni occorre fare la nuova legge elettorale». In aggiunta, Marini si è dichiarato d’accordo con D’Alema: «Dico sì al recupero della proporzionalità nel sistema tedesco però deve essere integrato dalla dichiarazione delle alleanze prima delle elezioni».
Quando si entra nei tecnicismi, è inevitabile che ogni singolo partito faccia i conti con il proprio potenziale elettorale. E cambi posizione, spesso con effetti paradossali. Ne consegue, per esempio, che Gennaro Migliore (Prc) constati l’aumento degli «amici del sistema tedesco» e caldeggi «proposte per raggiungere, nel più breve tempo possibile, un’intesa in Parlamento» proprio nel momento in cui alcuni vecchi amici del «tedesco», come Verdi e Pdci, ora si dichiarino contrari.
Ma se la sinistra alternativa non è coesa, peggio si può dire del Pd. Proprio ieri Veltroni ha fatto un passettino indietro tornando a proporre la «bozza Chiti» (parente talmente alla lontana del sistema tedesco da renderlo irriconoscibile e, probabilmente, poco funzionante). Assieme a lui, tanto per dovere d’ospitalità, si è dichiarato «chitiano» anche Mastella. Nell’ottica di confondere le acque fino a rendere indistinguibili le differenze, il supporter veltroniano Franceschini ha finito persino per dirsi d’accordo tanto con il sistema tedesco di D’Alema, quanto alla bozza Chiti rilanciata da Veltroni.
A prova che la trattativa è ancora nella fase dei segnali di fumo, uguale confusione regna nel centrodestra. Se Buttiglione (Udc) rimprovera a Berlusconi di non aver appoggiato il sistema tedesco, senza il quale «il partito dei moderati non potrà mai vedere la luce», La Russa (An) esulta per la bocciatura e si rimette a Berlusconi affinché spieghi alla Lega «che non c’è nulla da temere dal referendum». Ma in casa leghista Calderoli sostiene che il «tedesco rafforzato» di Marini e D’Alema «è una presa in giro» e Bobo Maroni è corso da Bossi per telefonare a Tremonti.

«Le parole di Berlusconi - ha spiegato - apparentemente erano in contrasto con l’impegno assunto di fare una nuova legge elettorale ed evitare il referendum». La telefonata ha sortito un invito a cena per lunedì ad Arcore. Dove, ha detto Maroni, «ci chiariranno tutto».

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