«Il voto non c’entra. Ma chi esagera lo denuncio»

Se alcuni studenti pubblicassero un fotomontaggio osé con il suo viso, come reagirebbe?
«Con una telefonata alla polizia postale e con una denuncia contro i responsabili». È decisa Silvia Menabue, dirigente scolastico dell’istituto Ipsia Fermo Corni di Modena, ma dice no a usare il voto in condotta come arma contro comportamenti extrascolastici.
Non bisogna agire contro frasi come «quella scuola di m… » o «il professore testa di c… », «quella st… della professoressa»?
«Certe critiche colorite rientrano purtroppo nella normalità. Lo fanno con i bigliettini, nei diari e ora su Facebook».
Che però leggono in molti.
«È uno strumento potentissimo. Ma non si può pensare di regolamentare tutto e di ricondurre ogni commento sia pure offensivo alla condotta di classe».
Fino a che punto?
«Solo se c’è un’offesa personale si può intervenire ma la scuola va lasciata fuori. Deve invece venire coinvolta in Facebook in modo attivo, partecipe. La metà dei miei professori sono iscritti nel sito e hanno modo di scambiare opinioni e idee con gli studenti in modo informale, meno paludato».


Accettano anche gli insulti?
«Gli insulti fioccano solo se lasciamo Facebook nelle mani esclusive degli studenti. Invece noi insegnanti dobbiamo far capire che questo strumento non è un loro appannaggio ma va condiviso. Così non si isolano e partecipano attivamente. Evitando anche gli insulti».

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