da Roma
Onorevole Stefano Pedica, anche lItalia dei valori, di cui lei è il capo della segreteria politica, è in attesa della crisi?
«Direi proprio di no. Non vedo perché devo essere catastrofista, io che sono ottimista di natura».
Secondo lei, dunque, supererete lo scoglio della Finanziaria?
«Penso di sì. Questa è una manovra di responsabilità che dà e non toglie agli italiani».
In verità, anche Di Pietro ha dovuto sudare sette camicie per ottenere che fossero inseriti gli stanziamenti per il terremoto del «suo» Molise.
«Ma quello che conta è il risultato. Abbiamo alzato la voce e li abbiamo ottenuti».
Insomma, il governo terrà. Nonostante la querelle tra Di Pietro e Mastella...
«Quella credo che labbia definitivamente chiusa Prodi martedì scorso».
Ancora ieri, però, Di Pietro diceva che linchiesta di De Magistris deve andare avanti altrimenti «il governo ne uscirebbe delegittimato».
«Non mi pare un attacco personale a Mastella. Di Pietro pone solo una domanda: perché distogliere dallinchiesta un pm che studia da mesi quelle carte e conosce i fatti meglio di chiunque altro? E comunque da oggi dobbiamo dedicarci ad altre questioni, quelle che interessano davvero il Paese come le pensioni o i costi della politica».
Niente crisi sulla Finanziaria. Ma crede anche a un governo che arrivi a fine legislatura?
«Lo spero. Anche se uno dei problemi più urgenti è quello della legge elettorale. Spero che anche i piccoli partiti - e il nostro è tra questi - capiscano che la porcata di Calderoli ingenera solo ingovernabilità. Bisogna sedersi intorno a un tavolo e in un anno, un anno e mezzo, riscriverla. Solo allora si potrà andare alle urne».
Ancora ieri, però, da Berlusconi è arrivato un «no» deciso, nonostante lappello di Napolitano.
«È un rifiuto preoccupante. Spero di rivedere al più presto il Berlusconi del 94, quello che ancora non conosceva il politichese».
Ipotizziamo che alla fine, nonostante il suo ottimismo, la crisi ci sia. A quel punto lIdv appoggerà un governo di transizione per fare le riforme?
«Assolutamente no. Se ci sarà la crisi, siamo contrari a ogni soluzione da prima Repubblica. Lunica strada sarebbero le urne».
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