«Un voto sulle lucciole»

La Cisl invita Veltroni a convocare la conferenza dei servizi di polizia locale

«Un voto sulle lucciole»

Un referendum consultivo per sapere cosa pensino i cittadini dell’istituzione del «quartiere a luci rosse» sull’esempio di città come Amsterdam e Amburgo. È la proposta del vicepresidente del consiglio comunale Fabio Sabbatani Schiuma (An), convinto che, nel segreto dell’urna, i romani «potrebbero esprimere un’opinione inaspettata quanto veritiera sul problema». Schiuma ritiene che «attrezzando delle aree circoscritte di Roma ove concentrare la prostituzione, si potrebbe garantire il divieto di esercitarla in tutte le altre zone della città, combattendo nel contempo il degrado e lo sfruttamento della prostituzione, assicurando anche controlli igienico-sanitari e massima tutela di ogni forma di privacy».
A tastare il polso dei romani sul tema provvederà intanto Piergiorgio Benvenuti, capogruppo di An alla Provincia, che annuncia per i prossimi giorni «un vero e proprio referendum telematico sul sito internet www.destramoderna.com per chiedere ai cittadini quale potrebbe essere la soluzione migliore per arginare il fenomeno della prostituzione nelle strade di Roma». Benvenuti, convinto che non sia «più possibile lasciare nelle ore notturne interi quartieri in balia di prostitute e transessuali che invadono marciapiedi e strade per cercare di attirare clienti e di attività illecite legate alla prostituzione quali lo sfruttamento, il controllo del territorio, l’ingresso clandestino, la diffusione delle droghe, oltre al pericolo che determinano nel traffico veicolare», vorrebbe anche riaprire il dibattito sulla riapertura della cosiddette case chiuse, che potrebbero essere «cooperative fra soggetti che vogliono intraprendere tale attività».
Ma non tutto il centrodestra è d’accordo con l’idea di «quartieri» o anche sono «case» del sesso. «Promuovere un referendum cittadino per l’eventuale realizzazione di parchi del sesso - fa notare il vicecapogruppo provinciale di An Massimo Davenia - rappresenterebbe un costo in termini economici per l’amministrazione capitolina che dovrebbe essere in grado, in quanto organismo teso a rappresentare la collettività, di prendere decisioni a monte». Anche se è vero che «circoscrivere aree adibite alla prostituzione potrebbe garantire maggiori controlli da parte delle forze di polizia», alla faccia dell’«ipocrisia dei tanti finti moralisti che si esprimono in termini di negazione e repressione di un fenomeno che fa parte dell’umanità stessa».

Decisamente contrario invece il presidente del II municipio Antonio Saccone (Forza Italia), secondo cui «la soluzione al problema della prostituzione non può che essere legata ad un approccio sociale: l’idea di creare aree o parchi ad hoc mi fa pensare a quanto fatto in Svizzera per la droga e non credo che creare nuovi ghetti sia una risposta».

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