«Vuoi vendere milioni di copie? Ti serve il web, non un editore»

«Vuoi vendere milioni di copie? Ti serve il web, non un editore»

Una dolce e impacciata nerd un po’ sovrappeso, con grossi occhiali da vista con montatura spessa, sguardo vispo ma troppo concentrato, abbigliamento no logo, l’incomprensibile accento di certa provincia americana e quattro chiodi fissi: scrivere, scrivere, scrivere e farsi pubblicare. La giovane Amanda Hocking ci aspetta nella hall di un albergo milanese, dove è stata scaraventata in pochi mesi da Austin, una cittadina del Minnesota che conta all’incirca ventimila abitanti per il tour promozionale europeo del suo romanzo Switched. Il segreto del regno perduto (Fazi, pagg. 288, euro 12, traduzione di Silvia Pellegrini): due milioni di copie vendute (una media di 9mila al giorno) autopubblicandosi online su Amazon. E ora l’apertura delle porte dorate dell’editoria tradizionale, che - convinte a suon di download che la ragazza ha del potenziale - pubblicheranno il resto della trilogia Trylle, a base di changeling, poteri oscuri e adolescenza di magie e inimmaginabili destini. I suoi libri verranno tradotti in 30 paesi e i diritti della saga sono stati già opzionati da Terri Tatchell, sceneggiatrice di District 9.
«La stella nascente dell’editoria digitale», «Quel tipo di eccitazione che non vedevamo dalle serie di Stephenie Meyer e di J.K.Rowling»: da Usa Today al New York Times le lodi sperticate si sprecano. Ma quel che ci è parso dopo averla incontrata è che la giovane Amanda, a dispetto del suo recente passato da infermiera, abbia capito in un batter d’occhio quello che molti editori ancora non vogliono accettare: parte del presente dell’editoria - altro che futuro - è già nel digitale e bisogna saperci fare con il marketing di se stessi. È con la rete che Amanda è diventata la regina del selfpublishing, dove contano determinazione, conoscenza dei link giusti e spirito imprenditoriale. A 27 anni infatti, dopo essersi fatta editrice di se stessa, ha conquistato un contratto milionario da una major statunitense, la St. Martin’s Press. Ma soltanto dopo aver collezionato un totale di circa cinquanta rifiuti.
Troll, vampiri e fate dovrebbero essere garanzia sufficiente a farsi mettere sul mercato: come si spiega tutti quei no?
«Ci sono più scrittori che lettori. Più libri che lettori. Più manoscritti che gente pagata per leggerli. Quindi la maggior parte vengono rifiutati ancor prima di essere letti. Soprattutto nel genere fantasy, il mio. Ed ecco perché tanta gente che vale non riesce ad emergere. L’autopubblicazione può supplire a questo problema».
Lei come è arrivata a due milioni di download?
«Prima di tutto ho messo il libro online. Sembra facile, ma non lo è per niente. Se si vogliono fare le cose per bene, bisogna diventare una piccola casa editrice, magari avere una tua piccola squadra che ti dà una mano, essere informati. Avevo sentito parlare di ereader già da quindici anni. Erano nell’aria però non avevano mai veramente preso piede. La gente non li comprava, non sono decollati fino al kindle, che come l’ipod per l’mp3 ha dato la scossa al mercato. Allora ho letto un articolo della scrittrice al tempo più pubblicata su kindle, che spiegava i passi giusti: come formattare il testo, come scegliere la copertina, come correggere le bozze. Ho dovuto imparare ad usare photoshop, a lavorare con le immagini: tutto da sola. Non ha idea della quantità di tempo che ci vuole, meno male che adesso ho un editore che se ne occupa».
Ma lei è stata anche una perfetta macchina da marketing.
«Una volta che il libro è in rete, siamo solo agli inizi. Poi bisogna interagire con i blogger, scatenare il passaparola. Potenzialmente, hai la stessa visibilità di Stephen King, ma devi saperla sfruttare. Quando ho capito che questi blog, che io non frequentavo prima, sono comunità attive e partecipate, ho pensato che potessero fare la differenza».
Ha un’idea di che tipi siano i suoi lettori? Tutti teenager affamati di vampiri?
«Per niente. Dalle mail che ho ricevuto, i lettori online sono donne. Tra i venti e i quarant’anni. Casalinghe. Insegnanti. E moltissime mogli di soldati al fronte. I giovani si stanno avvicinando agli ebook soltanto ora».
Quanti romanzi ha scritto sinora?
«Scrivo da quando mi ricordo, dovevo avere sei anni. Ho completato circa venti romanzi.

Ne ho messi online solo undici. Switched è il decimo, mi pare. Scrivo dalle otto alle dodici ore al giorno e quando comincio un romanzo non smetto finché non l’ho finito, il che richiede dalle due alle quattro settimane».

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