Romano, classe 1975 (è nato il 13 febbraio), Emiliano Caprioli ha la faccia da bravo ragazzo e uno sguardo che sembra perfino ingenuo. Ma quando lo vedi a cavallo della sua Honda 450 Crf diventa tutta unaltra persona, perché comincia a saltare più in alto di tutti e a scartare gli avversari come birilli. Quasi fosse dottor Jekyll e mister Hyde. Il motocross è una passione di famiglia, il padre a undici anni lo fece salire su un cinquantino della Kawasaky neanche poi tanto per scherzo. Ne derivò una prima gara per capire il mondo dei mini-centauri a Sora, e una seconda competizione per arrivare alla prima vittoria, ottenuta poco dopo ad Amaseno, nel Frusinate.
Partiamo subito da quella che in genere è l'ultima domanda che si pone: Caprioli qual è il suo obiettivo?
«Così... senza pensarci un attimo? Allora le dico lMx3, il campionato mondiale della classe 500».
Dica la verità: vorrebbe vincerlo o le basterebbe partecipare?
«Vincere sarebbe il massimo, ma diciamo che è anche un sogno impossibile per chi, come me, corre da privato».
E allora?
«E allora partecipare, e magari classificarmi nei primi dieci della graduatoria finale. Ecco, sì... quello sarebbe un bel traguardo, una meta realizzabile».
A 17 anni lei vinse il primo Supertrophy voluto e gestito dalla Byrd dominando incontrastato la stagione. Significa che con moto uguali lei ha una marcia in più rispetto agli avversari?
«Quella fu un'esperienza bellissima, con una formula che permetteva di mettere in mostra le capacità del pilota indipendentemente dalla competitività del mezzo e dalle disponibilità finanziarie».
Qual è stata la sua ultima affermazione?
«Quella ottenuta in un prix disputato a Esanatoglia, in provincia di Macerata. La vittoria è datata ottobre».
Dunque lei non vince da sei mesi...
«Sì, ma ho una giustificazione. Diciamo anche che non corro gare ufficiali dallo stesso periodo, perché nel frattempo ho avuto un piccolo problema fisico. Però mi sono ripreso e sono pronto a ripartire. Mi sto allenando per unestate esaltante».
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