A Wall Street vince la paura e le banche sprofondano

Schaeffler verso l’Opa, ma spunta anche Bosch

da Milano

Due i dati salienti della giornata economica statunitense, dove le autorità sono ogni giorno alle prese con misure per contenere la recessione. Ieri l’asta di obbligazioni Freddie Mac è andata sostanzialmente bene; sull’altro fronte, quello del petrolio, il presidente Bush ha nuovamente autorizzato, togliendo il divieto, le trivellazioni off-shore. Intanto Wall Street, che all’inizio è sembrata apprezzare le misure governative, poi nel corso della seduta ha ripreso a sprofondare. Nel caso del petrolio (ieri a 145,2 dollari), rimuovendo gli ostacoli alle trivellazioni petrolifere off-shore negli Stati Uniti, George Bush è intervenuto per calmierare, per quanto possibile, il prezzo del greggio (e della benzina, alla quale si è esplicitamente riferito). Ora il Congresso dovrà, con una sua pronuncia, dare il via libera perché le compagnie petrolifere Usa possano riprendere a cercare il greggio.
Quanto ai bond di Freddie Mac - l’agenzia semigovernativa che eroga mutui immobiliari a tassi agevolati, travolta in questi giorni da una crisi che ha reso necessario l’intervento del Tesoro - l’asta di ieri è stato un test positivo. I 3 miliardi di titoli messi sul mercato sono stati completamente venduti, 2 miliardi a tre mesi, un miliardo a sei. La domanda ha oltrepassato l’offerta, i tassi si sono posizionati al 2,309% per i tre mesi, a 2,496% per i sei. Tuttavia, né il risultato dell’asta - che era considerata un importante test per il mercato finanziario - né il piano di soccorso del Tesoro sembrano avere aiutato il titolo di Freddie Mac: a due ore dalla chiusura della seduta di Wall Street, Freddie stava scivolando del 12,77 per cento.
Quanto a Wall Street, in chiusura ha perso lo 0,41% con il Dow, e l’1,17% con il Nasdaq; e per le banche sono sempre dolori. Ieri le vendite hanno colpito National City, sospesa quando è arrivata a perdere il 27%, mentre Wachovia (banca d’affari) ha ceduto il 10% dopo il taglio del rating da parte di Ubs, che ha previsto un aumento di capitale da 5 miliardi e il taglio del dividendo. Anche Washington Mutual è sprofondata, con un calo del 25% legato ai timori per la stabilità del sistema bancario e al futuro del mercato ipotecario, che dopo il fallimento di IndyMac sembra più a rischio. Le autorità, pur nel loro continuo allerta, hanno avvertito: niente più aiuti alle grandi banche. Il governo federale ha già lanciato il suo messaggio: i maggiori istituti d’investimento e le società finanziarie pensino a salvare se stesse, dal momento che difficilmente ci saranno altri interventi pubblici per le maggiori società private. Il dipartimento del Tesoro ha fatto la sua scelta scendendo in campo in favore delle due agenzie semigovernative Fannie Mae e Freddie Mac.
Un approccio che, temono in molti, potrebbe significare lasciar affondare grandi banche di investimento come Lehman Brothers e quelle regionali alle prese con i debiti. Le società di brokeraggio, per esempio, hanno già annotato circa 300 miliardi di dollari di investimenti correlati ai mutui.


Le preoccupazioni sulla sorte delle società finanziarie a Wall Street si è accentuata dopo il fallimento di IndyMac: questo tipo di fallimenti, dicono gli analisti, ridurrà la concorrenza tra gli istituti, rendendo più difficile ottenere mutui e prestiti personali e persino carte di credito.

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