Walter ha sbagliato tutto (ma il prossimo potrebbe essere peggio)

Caro direttore,
non sono mai stata di sinistra e non ho mai avuto simpatia per Veltroni; ma oggi, dopo le sue dignitose dimissioni, mi sento di esprimergli la mia solidarietà. Si è scontrato, come succede spesso a Berlusconi, con la «Resistenza», idolatrata come evento storico ed entrata a far parte del Dna di moltissimi italiani e di troppi politici; infatti, se a parole tutti invocano le riforme, appena qualcuno tenta di metterci mano, il motto è «resistere».
Resistono i giudici,oligarchi presuntuosi (in troppi casi) di cui siamo ormai diventati sudditi. Resistono quelli che «la Costituzione non si tocca», i sindacati che predicano bene e spesso razzolano male, quelli che «prima di cambiare bisogna pensarci bene»; non parliamo della scuola, in cui ci si lamenta del bullismo e poi si boicottano i provvedimenti disciplinari. E infine, ma non per ultimi, i politici,spesso più preoccupati di perdere il posto e i privilegi che di fare quello che è necessario perché il paese progredisca: e di farlo prima che sia passata un'altra era geologica. Forse si è perduta la distinzione tra il fine e i mezzi per raggiungerlo, e lo stato di diritto si è trasformato in uno stato di adoratori delle regole, meglio se vecchie e superate dai fatti e comunque, naturalmente, fatte per essere liberamente trasgredite.
Adele Dragoni Pambieri - Cassinetta di Lugagnano (Mi)

Forse sì, forse ha ragione lei. Forse Veltroni si è scontrato con la resistenza al cambiamento della politica e in particolare del suo partito. Fa impressione pensare che l’ha affossato D’Alema. Fa impressione pensare che la storia della sinistra italiana si incagli ancora una volta qui, sull’eterno e ormai stucchevole duello fra ex ragazzi della Fgci mai cresciuti. Hanno iniziato nel Pci, hanno continuato nel Pds, poi nei Ds, ora nel Pd: sono passati quattro partiti e un millennio e loro sono ancora lì, a farsi sgambetti e dispettucci come quando c’erano ancora la Sip con i telefoni a gettone. La verità è che, come titolavamo ieri, hanno fallito. Ha fallito quel gruppo dirigente, ha fallito quella generazione della sinistra, hanno fallito quegli ex comunisti che hanno fatto di tutto per far dimenticare di essere stati comunisti, ma si sono scordati di spiegare che cosa sono. La «resistenza» al cambiamento c’è stata, cara Adele, ma il problema mi sembra più ampio: il problema è la ragione sociale di un partito che non sa più cos’è e di alcuni leader che stanno insieme, ma non sanno bene il perché. Qual è la proposta della sinistra sugli immigrati? Qual è la proposta sull’economia? Qual è la proposta in politica estera? Stanno con la Cgil o con la Cisl? Con Israele o con Hamas? Lo sa qual è la prova provata che non hanno un’anima? Il Parlamento europeo. Non sanno dove sedersi. Sono costretti a giravolte ridicole, pantomime assurde per iscriversi al Pse senza essere iscritti al Pse e cioè con un piede anche dentro il Ppe ma non troppo, però... Veltroni non è riuscito a dare una carta d’identità al partito. Quante volte l’abbiamo scritto in questi mesi... E lui ripeteva: «Va tutto bene, non vedete quanta gente al Circo Massimo?». Oppure: «Va tutto bene, non vedete che Obama ha vinto?». Invece non andava tutto bene. E adesso, le dico la verità, mi dispiace perfino un po’ scrivere che avevamo ragione.

Anche io, cara Adele, non riesco a essere contento che Veltroni sia caduto così. In fondo aveva avuto un’ottima partenza e ha avuto una dignitosa uscita. Certo: in mezzo ha sbagliato proprio tutto. Ma temo che il prossimo sarà pure peggio di lui.

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