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«Washi» devasta le Filippine: oltre 400 morti

«Washi» devasta le Filippine: oltre 400 morti

Manila È di almeno 440 morti, oltre a centinaia di dispersi e centomila sfollati, il bilancio delle alluvioni nel sud delle Filippine provocate dal tifone Washi, una tempesta di violenza eccezionale che in queste dimensioni ricorre mediamente nel Paese del sud-est asiatico ogni dodici anni.
A essere investita dalle piogge torrenziali con venti a 90 chilometri orari è stata la grande isola di Mindanao, dove sono stati cancellati tutti i collegamenti aerei, molte strade sono interrotte e ci sono stati numerosi blackout. La tragedia è stata aggravata dal fatto che la furia del tifone ha colpito di notte e ha sorpreso la popolazione nel sonno. Sono ventimila i soldati mobilitati per le operazioni di soccorso, ai quali si aggiungono poliziotti, riservisti, uomini della guardia costiera e volontari civili.
Più di duecento cadaveri, per lo più di bambini, sono stati recuperati nella sola Cagayan de Oro, città portuale di mezzo milione di abitanti che risulta completamente allagata. Colpita anche l’altra città portuale di Iligan, dove si registrano 144 morti per annegamento e cinque minatori sono rimasti sepolti sotto una frana. Interi villaggi sono stati letteralmente trascinati in mare dalla violenza delle alluvioni.
Le testimonianze dei sopravvissuti sono impressionanti. Ayi Hernandez, un ex deputato al Parlamento, ha raccontato di aver sentito «un forte rumore come di acqua in un torrente» mentre stava riposando con la famiglia venerdì sera tardi e di essersi accorto che l’acqua molto velocemente entrava in casa e saliva fino all’altezza delle caviglie. Così ha deciso di scappare in tutta fretta nella casa a due piani di un vicino. In questo modo, racconta, ha salvato la sua vita e quella dei suoi familiari, «perché in breve tempo l’acqua ha superato l’altezza di tre metri, raggiungendo il soffitto della mia residenza».
Le immagini trasmesse dalla televisione mostrano fiumi di acqua fangosa che scorrono nelle strade dei villaggi, trascinando con sé ogni sorta di oggetti e rottami, tra cui alberi sradicati, automobili e parti di edifici distrutti. E laddove l’acqua si è ritirata, restano alti strati di fango e purtroppo non di rado i corpi senza vita di quanti sono miseramente annegati.


Il capo della Difesa civile governativa Benito Ramos ha attribuito l’alto numero di vittime a Mindanao «parzialmente alla leggerezza delle persone, perché non sono abituate ad avere a che fare con alluvioni di questa portata», e questo nonostante per quattro giorni le autorità avessero diffuso avvertimenti relativi al disastro naturale che stava inesorabilmente avvicinandosi.

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