Washington - Il popolo del "Tea Party" comincia a fare sul serio. La protesta contro le troppe tasse e l'eccessiva invasività dello Stato non è mai stata così radicata e diffusa sul territorio, neanche ai tempi di Ronald Reagan, che pure fu il portabandiera dello "Stato minimo" in salsa repubblicana. L'identikit di questo popolo conservatore americano che vuole segnare il proprio territorio contrastando l'obamiano "Yes we can", considerato un emblema del socialismo reale, è presto detto: sono soprattutto uomini bianchi, con un buon livello di istruzione e reddito, arrabbiati anzi arrabbiatissimi contro le politiche "liberal" del presidente Obama. Sono consapevoli, però, che Sarah Palin non può essere un'alternativa valida. Anche se, in questo momento, anche lei può servire alla causa. Ce l'hanno con il "socialista" Obama ma, a dire il vero, ce l'hanno anche coi Repubblicani, considerati conservatori all'acqua di rose.
Movimento spontaneo Nel giorno della marcia anti-tasse del Tea Party a Washington, il New York Times pubblica un sondaggio che delinea il profilo, in alcuni tratti inaspettato, dei membri del movimento di destra, nato spontaneamente un anno fa contro il pacchetto economico e diventato, soprattutto con la mobilitazione anti-riforma sanitaria, una delle principali spinte della ripresa dei repubblicani dopo la sconfitta del 2008. E il sondaggio delinea un volto molto meno estremista e populista di quello che finora era apparso nelle manifestazioni pubbliche del Tea Party, nome che evoca l’azione dei coloni americani che nel 1773 buttarono il tè britannico a mare per protestare contro la "taxation without goverment", le tasse senza rappresentanza, imposte da Londra alla colonia.
Sfida ai repubblicani Ed è proprio questo l’elemento forte che emerge dal sondaggio del Times: la maggior parte dei sostenitori del movimento ritiene che sia "giusto" pagare le tasse - per la scuola pubblica dei figli, o per il Social Security, la pensione, o il Medicare, l’assistenza sanitaria, che avranno da anziani - ma sono "insoddisfatti" da
Washington, non solo dalle politiche liberal dell’amministrazione democratica - soprattutto in materia economica, d’ambiente e sanità - ma anche dai rappresentanti repubblicani considerati "non sufficientemente conservatori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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