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Webber pole, disastro Alonso E adesso gli serve l’impresa

Mattina, Montecarlo, miliardari affacciati, starlette in cerca del primo timido sole e di provvidenziali foto e una Rossa che sfreccia in pista e corre fiera verso quello che dovrebbe essere il grande giorno. Sì, il giorno del siamo davvero tornati, e proprio qui, nel Principato, terra per noi sempre ostica. È il sentimento comune che romba nei cilindri della F10 e nell’animo degli uomini di rosso vestiti che abitano il box. Dai meccanici agli ingegneri, dai pierre ai manager, dai parenti agli ospiti very important people e via salendo nella gerarchia per arrivare al presidente della Fiat, John Elkann, al fratello Lapo, al cugino di entrambi, neo patron juventino, Andrea Agnelli. In pista c’è quella Rossa di famiglia che ha dominato nelle libere di giovedì; la guida Fernando Alonso, visibilmente in cerca della certezza di poter dominare anche le qualifiche del pomeriggio. Però ecco l’errore, l’inutile correzione, il botto e il mesto accendersi del motore delle gru pronte a levare i rottami della Rossa dalla pista.
Succede tutto alla Massenet e non è un bel succedere. La mattina miliardaria di Montecarlo, per la Ferrari, si chiude con speranze e attese molto povere. Colpa dell’errore di Alonso e di una massiccia dose di iella che ha fatto sì che il telaio danneggiato non si possa più riparare e che il regolamento in vigore non preveda l’uso di due telai nella stessa giornata. Insomma, Fernando, ieri pomeriggio, si è guardato le prove in tv. E oggi scatterà dalla pit lane. Per rendere meglio la gravità della situazione: a Schumi, anno 2006, toccò simile sorte, cioè di scattare ultimo, e giunse quinto dopo gara leggendaria. Meno leggendario il motivo per cui si era trovato a partire dietro: non certo un incidente come per Alonso, bensì la punizione per il sospetto tentativo - lo accusarono di aver fermato la propria Ferrari alla Rascasse - di ostacolare proprio lo spagnolo nel suo giro pole. Schumi che ieri è tornato dietro al compagno Rosberg.
Fatto sta, uomini in rosso giustamente mogi (Massa scatta comunque dalla seconda fila col quarto tempo) perché sull’asturiano a tre soli punti in classifica da Button (che parte ottavo) contavano parecchio. E mogio e guardingo Alonso stesso, consapevole di aver commesso una sciocchezza e infastidito dalla puntuale domanda simpatica simpatica: non è che in Ferrari senti di più la pressione? «È una domanda che mi porta su un terreno sul quale non voglio andare oltre - ribatte -. Ho avuto sempre pressione addosso. A Barcellona, la gara dove forse c’è più pressione per me, ho fatto il mio miglior giro in qualifica e la mia miglior gara. Non credo dopo 10 anni di F1 di dover dimostrare che reggo la pressione. Quando si cerca il limite a volte ci scappa l’errore... È colpa mia, ma sono anche stato sfortunato: non avevo mai rotto un telaio prima. E credo che se andassi a sbattere 100 volte a 90 all’ora, per 99 volte non lo romperei. È stato un angolo di impatto particolarmente cattivo. Fossero state solo le sospensioni sarebbe stato facile ripararle, col nuovo regolamento la T-Car deve essere nuda ed è quindi quasi inutile averla. Peccato, l’auto è buona... sarei stato lì a giocarmi la pole. Ora spero di fare come Schumi nel 2006...».
Sarà gara parecchio gustosa perché, oltre ad Alonso c’è Massa (quarto) che deve sfruttare l’occasione, c’è Vettel (terzo) con il compagno in Red Bull, Webber, di nuovo in pole. Soprattutto, c’è Robert Kubica che con la Renault posseduta da un fondo lussemburghese data da tutti come Cenerentola del campionato continua a fare un gran bene e ieri, grazie all’uomo polacco, ha fatto ben di più: prima fila. Non solo. Kubica ha detto: «Ottimo lavoro, ma i miracoli non si verificano in F1».

Non dategli retta: l’uomo polacco che correva con una dedica a Papa Wojtyla sul casco, l’uomo che nel 2007 uscì illeso da un incidente incredibile a Montreal, quest’uomo i miracoli li sa fare.

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