La fortuna aiuta gli audaci, soprattutto se grandi sognatori. Così, cercatori d'oro locali e non, si riversano senza indugio sulle sponde del torrente che scorre nella valle compresa tra i paesi di Predosa, Capriata D'Orba, Silvano e Lerma in cerca di pepite e frammenti del ghiotto metallo prezioso. La leggenda narra, che oltre 2000 anni fa, in questa porzione di valle sorgesse un antico insediamento romano chiamato «Rondinaria», dove gli schiavi venivano impiegati appunto nello sfruttamento dei giacimenti auriferi.
Le miniere d'oro, leggenda a parte, sono rimaste soprattutto lungo il Gorzente, un affluente dell'Orba. Oggigiorno sono chiuse, ma richiamano cercatori armati di setaccio, canalette e piatto da ogni parte del nord Italia, pronti a diventare «ricchi» da un momento all'altro. Ugo Magnani, cercatore instancabile, traccia un itinerario preciso per chi volesse tentare la sorte e intraprendere l'avventura più antica del mondo sul sito www.minieredoro.it. I ritrovamenti, continua Magnani, sono stati molteplici: scagliette di 3 o 4 millimetri ed eccezionalmente anche più grosse. Nell'agosto 2007 ne venne trovata una delle misure di 9 per 6 per 1 millimetro del peso di 360 milligrammi.
Il merito invece di aver ridato impulso alla tradizione aurifera va al geologo Giuseppe Pipino, che nel 1985 organizzò ad Ovada i campionati del mondo di cercatori d'oro e per anni ha tenuto in vita la «Pasquetta del cercatore». Pipino ha anche fondato il primo Museo storico dell'Oro italiano: nella sede di Predosa, sono raccolte, oltre alla storia dei singoli giacimenti, anche campioni di pepite, scaglie e polveri d'oro rinvenute nel torrente.
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