È stato un tranquillo weekend di paura, ne sono uscito vivo non so come. Trascinato con l’inganno in campagna da un gruppo di amici amanti della natura, i quali mi avevano assicurato che avrei avuto tutto ciò di cui avevo bisogno, nonostante la campagna: c’è pure Sky e il digitale terrestre, mi avevano detto, peccato che la scheda fosse scaduta da due anni e il televisore non si accendesse se non dandogli fuoco, quindi niente Simpson, niente House, niente Fringe, niente Tenente Colombo, non potevo vedere nessuno dei miei veri amici. Non c’è mai da fidarsi di chi ama la natura, perché della natura assassina non sa niente, ha nel cervello solo delle cartoline, come i panorami davanti a cui sdilinquisce e sospira. Io la natura la odio, la campagna dopo le prime tre ore mi è insopportabile, mi soffoca, mi deprime, non siamo arrivati fin qui per vivere come in Burundi o nel Pleistocene. Ingenuamente, per far fronte alla depressione e al senso d’amicizia, mi ero portato dietro tutto il necessario per scamparla, iPhone, Xbox, il mio Macbook Air, l’iPad, ignorando che, a causa del complotto dei naturalisti felici, sarei finito in un casolare isolato, senza segnale, un buco nero, un pozzo oscurocome il pozzo nel giardino dove mi sarei voluto buttare quando ho capito la situazione. Volevo rilassarmi e prendermi una pausa dal mio nuovo romanzo che mi sta annientando, e invece non funzionava niente, quindi neppure io, e la combriccola a dire «Dài, Parente, rilassati» ed ero già pieno di Xanax. L’unica applicazione funzionante del mio iPhone nella casa in campagna era il Tom Tom, in quanto il segnale Gps qua e là prendeva, più là che qua, fosse almeno servito a qualcosa. L’avevo scaricato dall’App-store appena la settimana prima, sebbene io non abbia la macchina, perché odio guidare e preferisco farmi portare, ma era tanto tempo che volevo il Tom Tom, tanto per averlo, e quando l’ho visto in offerta a 39 euro non ho resistito. Tuttavia il posto in cui mi hanno deportato, attivando Silvia, la voce preimpostata del mio Tom Tom, non esisteva, eravamo in mezzo al nulla, un film dell’orrore. Gli altri andavano a fare passeggiate nei boschi, io li ho seguiti solo la prima volta, per vedere se riuscivo a prendere un minimo segnale e connettermi alla vita vera, con Silvia che mi diceva «Torna indietro, torna indietro», indietro dove? Non lo sapeva neppure lei, sul display la freccia era in mezzo a un nulla colorato di verde. «Che tramonto, vieni a vedere! » mi chiamavano ogni sera questi imbecilli a dondolo su due amache, quasi me ne fregasse qualcosa, su Google Immagini ne trovo diecimila più belli, e alla fine l’uno vale l’altro, e cos’è tutta questa fissazione per le albe e per i tramonti? Senza WunderRadio non ho potuto ascoltare tutte le radio del mondo, né Emilio Pappagallo su Radio Rock, l’unica che ascolto, né le altre radio che non ascolto mai, ma in quel momento mi sono sembrate tutte indispensabili. Una stronzetta omeopatica vegetariana mezza cattolica mezza figlia dei fiori mezza scema con un orribile smalto verde ai piedi, tutta estasiata di fronte a ogni fottuto albero, voleva prestarmi la sua radiolina e l’ho guardata schifato, io ascolto solo in streaming, e le ho risposto sprezzantemente «Quel catorcio prende Big R Radio, The love Channel?», e lei mi ha guardato come se fossi pazzo e ha precisato «È una radio», e ho detto «Appunto, io non ascolto la radio con la radio». Senza una connessione Wireless o Gprs o Hsdpa per tre giorni lunghissimi non ho potuto connettermi in rete per sterminare i talebani a Sandstorm insieme alla mia squadra virtuale, chissà quanti ne hanno uccisi senza di me, né ho potuto collegarmi in rete a Halo Wars, per cui anche essermi portato dietro la mia Xbox Elite è stato inutile, i Covenant avranno conquistato il Polo Nord del pianeta Harvest senza che potessi intervenire, pensavo. Non sono riuscito neppure a leggere un libro a causa dell’ansia, avevo un libro Watson sul Dna, un libro di Delbrück di epistemologia evolutiva, un libro di Metzinger sul tunnel dell’io, e li aprivo e li chiudevo e sospiravo, non riuscivo a pensare a niente, non potendo neppure controllare il mio account di Facebook, cosa che normalmente faccio di rado perché di Facebook me ne frego, solo che non potendolo fare ne avevo un bisogno impellente, mi mancava l’aria, mi mancava l’account, mi mancavano le richieste di amicizia di sconosciuti, mi mancava perfino la mia fattoria virtuale di quella cagata di Farmville, le mie piantagioni di pumpkins e strawberries sarebbero marcite. Oltretutto non c’era neppure una farmacia vicina, nessuno sapeva se ci fosse una farmacia vicina, né un pronto soccorso, nessuno si poneva il problema, e mi ero portato solo il minimo indispensabile, alprazolam, bromazepam e citalopram per ansia e depressione e per dormire, il rabeprazolo per la gastrite e il reflusso gastroesofageo, due scatole di aspirine per fluidificarmi il sangue, due scatole di triptani per i mal di testa, una confezione di Voltaren in caso di colpo della strega, eppure mi mancava tutto, in caso di emergenza, per esempio uno choc anafilattico, dove prendere dell’adrenalina o del cortisone? Inoltre era pieno di zanzare e nessuno aveva un cazzo di Autan. Meriterebbero di morire come l’imbecille del film Into the wild . Non avevo voglia di fare sesso perché senza connessione non potevo connettermi a nessun sito porno, e ormai i rapporti più intensi li ho solo guardando i filmati amatoriali altrui, e non potevo aprire neppure Dagospia, chissà cosa stava succedendo nel frattempo su Dagospia. Mi sono arrangiato con Silvia e il suo «Torna indietro». Tantomeno mi era di consolazione guardare il cielo e perdermi tra le stelle lontane anni luce e pensare che siamo solo un pianetino di merda tra cento miliardi di miliardi di pianeti, non appena volgevo lo sguardo in alto mi veniva in mente di non poter usare Starwalk,l’applicazione che serve a guardare il cielo, non funzionava neppure quella. Solo grazie a Starwalk, puntando l’iPhone verso l’alto, in un punto qualsiasi, si può sapere il nome di una stella, la sua distanza dalla terra, la temperatura, le coordinate, se stai guardando una costellazione o un pianeta e non piuttosto una galassia, con Starwalk si può rabbrividire meglio. Ti dice di ogni stella anche la magnitudine visuale, e l’RA, e il DEC, e l’Azm, non so cosa siano ma mi piace controllarli. Per tornare a vedere il cielo sarei dovuto tornare a Roma, dove senza bisogno di uscire tengo sempre d’occhio la galassia di Andromeda, che tra tre miliardi e mezzo di anni entrerà in collisione con la nostra, purtroppo tra ben tre miliardi e mezzo di anni, speravo prima.
Anche se, secondo le statistiche scientifiche più recenti, una collisione fatale con un asteroide di dimensioni sufficienti a causare un’estinzione di massa avviene molto spesso in tempi geologici, circa una volta ogni cento milioni di anni,e l’ultima veramente disastrosa, la famosa K-T, la quinta della Cinque Grandi, tra il Cretacico e il Terziario, quella che ha portato all’estinzione dei dinosauri e di ogni mammifero superiore ai venticinque chili, è avvenuta ben 65 milioni di anni fa, e in campagna, in quel tranquillo weekend di paura, in assenza di Starwalk, guardavo il cielo sperando di vederlo comparire e poter ammirare finalmente qualcosa di naturale e davvero spettacolare, la fine dell’uomo, altro che Hiroshima e Nagasaki, altro che tramonti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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