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Cervello più piccolo per i criminali recidivi: lo svela la risonanza magnetica

Scienziati dell'University College di Londra hanno scoperto come i criminali recidivi abbiano cervelli più piccoli. I primi segnali si noterebbero già nella prima infanzia

Cervello più piccolo per i criminali recidivi: lo svela la risonanza magnetica

Il cervello è tra gli organi principali del nostro organismo e a tutt'oggi il suo studio è ancora fonte di scoperte; ogni piccolo passo compiuto in tal senso da parte degli scienziati è fondamentale. A tal proposito, un gruppo di ricercatori dell'University College di Londra ha scoperto, attraverso la risonanza magnetica, che i criminali recidivi presenterebbero generalmente un cervello più piccolo e mostrerebbero un comportamento aggressivo fin dalla prima infanzia. Per arrivare a questo risultato sono stati analizzati i cervelli di circa 7000 persone di 45 anni di età; di questi un terzo aveva mostrato segni di comportamento antisociale in passato.

Lo studio è stato pubblicato su The Lancet e ha utilizzato i dati di 672 persone della Nuova Zelanda. Si è visto che i criminali recidivi hanno cervelli più piccoli e sottili, soprattutto nelle aree responsabili del comportamento e del controllo delle emozioni. Inoltre, sono stati esaminati i precedenti penali di ognuno e i comportamenti mantenuti durante gli anni della scuola, oltre a raccogliere opinioni in merito attraverso il personale docente delle scuole materne frequentate.

Dall'analisi di queste informazioni sono stati identificati 80 adulti con alcuni trascorsi di comportamento antisociale e violenza fisica, come il mordere altri bambini durante le ore trascorse a scuola e atti di violenza domestica da adulti. Un dato interessante, però, è che chi ha causato problemi solo nel periodo dell'adolescenza, non presentava alcuna differenza cerebrale se confrontato con il resto della popolazione.

Il livello di comportamento antisociale dei partecipanti è stato misurato ogni due anni, iniziando dai 7 anni fino ai 26 esaminando l'autocontrollo e le relazioni di genitori, tutor e insegnanti. Poi gli individui sono stati seguiti durante l'età adulta e in 80 di loro è stato riscontrato un comportamento antisociale "persistente nel corso della vita". Invece, 151 hanno presentato un comportamento antisociale solo da adolescenti e, invece, altri 441 non lo hanno mostrato.

La risonanza magnetica è stata eseguita sui partecipanti al compimento dei 45 anni; mediamente in tutto il cervello, coloro i quali erano antisociali nell'età adulta avevano anche una superficie più piccola in 282 regioni cerebrali su 360 rispetto a chi non ha mai avuto un tale comportamento. Inoltre, in questi soggetti è stata riscontrata anche una corteccia più sottile in 11 regioni cerebrali.

Gli autori affermano che lo studio fornisce le prime valide prove per suggerire che le differenze cerebrali sono legate al comportamento antisociale. L'autrice principale dello studio, la dottoressa Christina Carlisi, ha riportato: "I nostri risultati supportano l'idea che, per la piccola proporzione di individui con comportamento antisociale persistente nel corso della vita, potrebbero esserci differenze nella loro struttura cerebrale che rendono difficile per loro sviluppare abilità sociali che impediscono di impegnarsi in un comportamento anti-sociale."

Gli stessi ricercatori hanno poi detto che questi risultati hanno implicazioni per il modo in cui il sistema di giustizia penale tratta i criminali minorenni; inoltre, la maggior parte degli autori di reati in età adolescenziale ha una serie breve di crimini ma non continua a mostrare comportamenti antisociali nell'età adulta. Questo, quindi, li rende candidati validi per la riforma e la riabilitazione. La dottoressa Carlisi, ha anche aggiunto: "La maggior parte delle persone che presentano comportamenti antisociali lo fanno principalmente solo nell'adolescenza, probabilmente a causa di un vissuto in anni socialmente difficili, e questi individui non mostrano differenze strutturali nel cervello. Sono anche questi individui che sono generalmente in grado di riabilitarsi e di diventare membri preziosi della società."

Gli studiosi hanno riconosciuto che le scansioni sono state eseguite all'età di 45 anni e perciò non è chiaro se le differenze strutturali nel cervello fossero una causa del comportamento antisociale o un risultato di una vita travagliata associata al crimine. Chi commette crimini per tutta la vita può avere cervelli più piccoli perché al contempo fa uso di droghe, fuma, soffre di cattiva salute mentale o può avere un quoziente intellettivo più basso ma per avere la certezza di ciò bisogna attendere ulteriori ricerche.

Infine, un dato degno di nota è che, a differenza di altri studi, questo ha avuto un largo consenso nel mondo accademico, accolto favorevolmente in particolare da studiosi non coinvolti nella ricerca.

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