da Roma
La sinistra massimalista dell’Unione incassa e ringrazia: «Abbiamo ottenuto da parte del governo la disponibilità alla modifica dell’accordo sul Welfare. E questo è positivo», dice il ministro di Rifondazione, Paolo Ferrero.
L’annuncio lo ha dato Giovanna Melandri, titolare dello Sport e delle Politiche giovanili, all’uscita dall’ultimo Consiglio dei ministri prima delle vacanze estive: «C’è l’impegno del governo ad abolire lo staff leasing», ossia uno dei capitoli della legge Biagi contestati dalla Cgil e dai partiti della sinistra, ma che il protocollo di accordo sul Welfare non aveva toccato. È stato il ministro del Lavoro diessino Cesare Damiano ad illustrare al consesso governativo «il miglior accordo sul welfare che questo Paese abbia adottato da anni». Lasciando però aperto uno spiraglio alla possibilità di cambiarne qualche aspetto, in Parlamento: ad esempio, dice Melandri, «cancellare alcune forme odiose di contratto».
Il ministro verde Pecoraro Scanio esulta: «Finalmente è stata fatta una discussione. Ora bisogna migliorare il protocollo nel trasformarlo in legge. Lo staff leasing è nel programma di governo, è ovvio che va abolito». Ma Ferrero ridimensiona l’ottimismo del collega: «Non me la sentirei di dire che c’è un impegno formale del governo, questo lo deve dire Prodi. C’è stata comunque un’apertura». E infatti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, frena: «Il governo non cancella lo staff leasing, l’accordo andrà in Parlamento senza modifiche».
In realtà, Pecoraro viene considerato uno degli anelli deboli del fronte radical, assieme all’ala di Sinistra democratica che fa capo a Fabio Mussi: pronti ad accettare compromessi in nome della governabilità e della stabilità prodiana. Rifondazione invece giudica niente più di un contentino di facciata la (presunta) disponibilità di Prodi a modifiche parlamentari di quel punto dell’accordo. Era una possibilità che il premier aveva già velatamente avanzato, nell’incontro con i quattro ministri della sinistra. Ma che, spiegano nel partito di Bertinotti e Giordano, non basta affatto a cambiare il giudizio negativo sul complesso del protocollo: «Sarebbe un passo avanti, ma minimale: lo staff leasing riguarda pochi lavoratori. Il problema vero su cui in autunno si aprirà lo scontro è quello della reiterazione dei contratti a termine oltre i 36 mesi». E su quel punto, allo stato, non c’è nessun dialogo aperto.
«Per ora abbiamo portato a casa il riconoscimento che il protocollo è emendabile», dice il verde Paolo Cento, che assieme a Prc, Pdci e all’ala di Sd che fa capo a Cesare Salvi viene annoverato nel fronte più radicale della sinistra. «Ma non basta: il terreno di confronto politico di ottobre sarà sul contratto a termine». E Cento giudica «a doppio taglio» quel rinvio di Enrico Letta alla «discussione in Parlamento che avverrà in autunno». C’è chi lavora, è il sospetto che circola a sinistra, per spaccare il fronte radical dell’Unione, e contemporaneamente cercare fuori dalla maggioranza un possibile sostegno parlamentare alle misure di segno «riformista» che non vanno giù a Prc & Co.
E una spaccatura già si registra platealmente sul fronte sindacale: la Cgil ha firmato l’accordo «con riserva» e con molti mal di pancia, e in autunno si mobiliterà per cambiarlo. Ma la Cisl alza le barricate sul fronte opposto: «L’accordo firmato impegna il governo: per noi il protocollo è quello e spero che il parlamento lo ratifichi così com’è. La parte relativa al mercato del lavoro non va modificata», avverte Pierpaolo Baretta. Esclude modifiche anche il leader Uil Angeletti. Il ministro Damiano gli dà indirettamente ragione: «È un accordo tra governo e parti sociali e non si può cambiare, se non con l’accordo tra le parti. Noi manteniamo la rotta». E intanto la Cisl ha già teso una mano all’Udc, invitandola a sostenere il protocollo sul Welfare.
A sera, Prodi rassicura la sinistra: «Sono al governo con questa alleanza, rimango leale e non ho intenzione di cambiarla.
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