Roma - Rifondazione comunista abbandona la riunione maggioranza-governo sul welfare, iniziata nella tarda serata di ieri a Montecitorio. «Abbandoniamo la riunione - spiega il deputato del Prc e membro della Commissione Lavoro di Montecitorio, Augusto Rocchi - perché se non ci sono elementi nuovi non ha senso restare, perché così non è possibile chiudere entro stasera».
Rocchi sostiene di «apprezzare alcuni passi avanti» ma sottolinea che «non ci sono novità su alcuni punti fondamentali come sui contratti a termine e sui lavori usuranti. Sul primo punto - prosegue - ho avuto un no da Damiano sul conteggio nei 36 mesi oltre i contratti a termine anche di altre forme contrattuali come l’interinale o i co.co.co. Ho avuto invece un ni sul diritto di precedenza per il rinnovo dei contratti a termine» per evitare in pratica che, alla scadenza dei 36 mesi, il datore di lavoro assuma un’altra persona invece di trasformare il rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Mentre sui lavori usuranti il governo mantiene la delega. Rocchi, quindi, ha lasciato la riunione annunciando che gli emendamenti della sinistra su questo non saranno ritirati «e da domani saranno votati in Commissione». A proposito delle ripercussioni che questo strappo può avere nella maggioranza, Rocchi sostiene polemicamente: «Non è che c’è chi può avere le mani libere e noi stiamo qui a fare la guardia al bidone».
Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica hanno duramente criticato la scelta di Rifondazione, proseguendo il confronto con il governo, che cerca un compromesso con la sinistra radicale, in particolare sulla definizione della platea di chi non subirà nessun aumento dell’età pensionabile, cioè gli addetti a lavori usuranti, notturni e alla catena di montaggio.
Norma che, secondo il centrodestra ed esperti di previdenza come Giuliano Cazzola, presenta problemi di copertura già nella formulazione scelta dal governo. E che, in caso di compromessi con la sinistra, potrebbe presentare altri problemi per i conti della previdenza.
A metterlo in evidenza ieri è stato Lamberto Dini, che minaccia di non votare il disegno di legge. «Il governo - ha spiegato il leader dei Liberaldemocratici - non deve modificare il protocollo perché anche da quello dipende la tenuta dei conti pubblici. È inutile che ci dicano: abbiamo trovato le coperture, magari per quest’anno. Perché in realtà si aumenta la spesa in permanenza. Davanti a qualsiasi modifica noi liberaldemocratici voteremo contro». Se ci saranno modifiche, quindi, dovranno essere di dettaglio e non compromettere la copertura prevista dal governo, poco meno di tre miliardi di euro.
A farne le spese potrebbe essere la legge Biagi. In particolare potrebbero saltare le eccezioni all’abolizione del lavoro a chiamata che il governo voleva introdurre per non penalizzare troppo settori come il turismo, lo spettacolo e il commercio.
Poi ci sono i contratti a termine che la sinistra radicale vuole limitare ulteriormente. Ogni compromesso potrebbe però indispettire i riformisti della maggioranza. Il cui voto al Senato è sempre determinate.
Novità anche sulla class action, approvata dal Senato nella Finanziaria. Walter Veltroni ha chiesto formalmente ai deputati del Pd di modificarla, come richiesto da Confindustria. Il governo ha ottenuto la fiducia della Camera sul decreto fiscale.
"Sono fiducioso che si troverà un’intesa" dice il premier Romano Prodi, ottimista e convinto che si troverà un accordo nella maggioranza sul protocollo del welfare collegato alla finanziaria, all’esame della Camera.
Prodi è stato avvicinato a margine della conferenza internazionale per celebrare il decimo anniversario dell’adozione della convenzione Ocse per la lotta alla corruzione dei pubblici funzionari stranieri nelle transazioni commerciali internazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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