Maria Rosa Quario
Anche monca del primo pezzo, la Streif resta sempre un gran bello spettacolo. Sarà per quella macchia nera di folla che fa da corona allimpressionante muro finale, sarà perché vincere la discesa di Kitzbuehel è come vincere a Wimbledon, sarà ma ogni anno le emozioni sono forti, e quando lo speaker annuncia la fine della gara, viene voglia di inchinarsi davanti ai concorrenti. Tutti, dai primi agli ultimi, anzi, soprattutto agli ultimi, per i quali tagliare il traguardo vale una vittoria. Si fa per dire, ovvio, perché nessuno ieri era contento come Michael Walchhofer, salvatore della patria, unico aquilotto capace di battere Buechel, Rahlves, Miller, Guay, Defago e Ghedina, ovvero i sei «stranieri» che osavano stare davanti prima della sua discesa, con tutti i migliori già al traguardo.
Sospirone di sollievo per lAustria intera e tanti complimenti, perché ieri domare il tratto finale della Streif era impresa da grandissimi, chiedere conferma al comunque fantastico Kristian Ghedina, che ha perso molto sbagliando proprio lì, e soprattutto a Fritz Strobl, che cadendo si è rotto una mano. Laustriaco salterà quasi sicuramente Garmisch, imitato forse, ma per altri motivi, da Bode Miller che pare voglia rientrare negli Usa per rilassarsi e riposare.
Da Kitzbuehel a St. Moritz, per una discesa femminile che ha regalato lennesimo sorriso cavallino allomona Michaela Dorfmeister, che sta godendosi come una matta ogni istante della sua ultima stagione agonistica. Ma la storia più bella della gara di ieri, una storia che avrebbe potuto una volta per tutte far capire ai geni della Fis che far fare le foto del podio (ieri completato da Goetschl e Kostelic) dopo le prime trenta è una brutta abitudine da cambiare, è quella vissuta dallazzurra Wendy Siorpaes, ventun anni da Cortina. Numero 48 al via, è partita un minuto dopo la compagna di squadra Daniela Merighetti, caduta senza conseguenze nel tratto finale. Fermata come da regolamento e invitata a ritornare al via, Wendy è ripartita una seconda volta dopo la numero 60 Johanna Schnarf, altra italiana, a dispetto del nome. Ebbene, anche Johanna è caduta, così una seconda bandiera gialla ha fermato in piena corsa la Siorpaes, ritornata su, col cuore in gola e gli sci ormai privi di sciolina. Via di nuovo, dopo la numero 70 e meno male, perché un minuto di più e lazzurra sarebbe partita per ultima dopo la 71, la norvegese Mueller, che essendo a sua volta caduta avrebbe stoppato per la terza volta il suo tentativo di gara.
Ma la storia non è finita, anzi, il bello viene ora, perché nella discesa finalmente buona, Wendy è passata con il miglior tempo al primo e al secondo intermedio, con 46 e 40 centesimi di vantaggio sulla Dorfmeister, già festeggiata da mezzora per la 24ª vittoria della carriera. Purtroppo, lazione di Wendy si è ammosciata nel tratto finale, ma lottavo tempo, di appena 55/100 superiore a quello dellaustriaca, vale come miglior risultato della sua carriera e sarà utilissimo anche per la selezione olimpica. Per nulla sconvolta dallincredibile avventura, la giovane azzurra ha sorriso davanti ai microfoni: «Unoccasione così mai più, al terzo giro conoscevo la pista come le mie tasche, dovevo per forza andare forte! Sono felicissima, fra una prova e laltra ho solo cercato di restare concentrata». Positivo anche il 14° posto di Nadia Fanchini, lenta nei tratti di scorrevolezza ma eccellente nelle curve più difficili, miglior tempo assoluto.
Oggi invece concentriamoci tutti su Giorgio Rocca, a caccia della sesta vittoria consecutiva in slalom, con i rivali Raich e Miller costretti a pensare anche alla combinata. Un piccolo vantaggio in più.
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