Wikileaks ha la libertà di aiutare i terroristi

Il sito rivela: «Spiate aziende in Italia e nel mondo». Tutti ci credono, ma non è vero: gli Stati Uniti controllavano soltanto obiettivi sensibili. Con il loro «scoop» Assange e i suoi hanno solo detto ad Al Qaida dove gli Usa temono di essere colpiti

Butta dentro, tanto chi se ne accorge. Butta dentro e traduci senza pensare. Wikileaks dice una cosa e dev’essere la verità. Wikileaks intepreta un fatto e dev’essere così per tutto il mondo. L’informazione ha perso definitivamente. Perché chi non legge, chi non si informa, chi non si pone domande non fa informazione: inzuppa solo i giornali e i siti internet con tutto quello che ha. Anche quello che è sbagliato. Anche se è il contrario della realtà.
Nella mattinata di ieri le agenzie di stampa hanno battuto questa notizia: «Wikileaks: sito, Usa spiavano anche aziende Italia». Interessante, no? Via subito a leggere: «“Ecco la lista della spesa dell’impero Usa”: si intitola così un articolo di Wikileaks sulle attività di intelligence richieste alle ambasciate americane da Washington sulle “infrastrutture chiave, le risorse critiche” nei Paesi ospitanti. Per l’Italia, nella lista figurano Glaxo Smith Kline Spa di Parma, la Digibind e l’oleodotto Trans-Med».
Per ore i siti internet dei più importanti quotidiani italiani e i telegiornali hanno rilanciato la notizia senza prendersi il disturbo di controllarla, senza provare a vedere se fosse veramente così. Perché se l’avessero fatto si sarebbero accorti di un po’ di cose. La prima è che la notizia è opposta: gli Stati Uniti controllavano sì le aziende, ma non per prendersele (la Glaxo, tra l’altro è già di proprietà americana), ma al contrario perché le consideravano obiettivi sensibili e quindi a rischio di attacco terroristico. È una cosa diversa, allora. È una notizia diversa, soprattutto.
Invece tutto quello che passa per Wikileaks sembra essere oro colato, nonostante tutti sappiano che il sito nasce con una missione antiamericana che non viene neanche taciuta né smentita. Allora perché non porsi delle domande? Perché non controllare? I giornali britannici come Times e Daily Telegraph, ma anche la Bbc, hanno riportato sulle loro pagine o nei loro notiziari il documento nel quale si parla dei siti sensibili. La differenza è che l’hanno fatto correttamente, senza prendere per buona a prescidere l’interpretazione di Assange e del suo sito. A Londra, semmai, la questione è stata un’altra: giusto o no pubblicare? Il Guardian ha deciso di non scrivere una sola riga sull’argomento. L’ha fatto per scelta, nonostante sia una delle testate alle quali Wikileaks fornisce in anticipo i documenti. La scelta di non pubblicare è stata spiegata ieri Twitter da David Leigh, il direttore della sezione investigativa del giornale britannico. «Strano vedere il Times che pubblica il cablogramma sui siti sensibili che il Guardian ha rifiutato di diffondere. Murdoch aiuta i teroristi?», ha commentato Leigh.
Qui da noi niente domande e niente risposte. Eppure il problema fondamentale è lo stesso. Anzi è più grave: convinti che qualunque cosa venga pubblicata rivelata dal sito di controinformazione globale, per tutto un giorno, forse anche di più l’Italia s’è convinta che una notizia falsa fosse vera. Wikileaks è diventato il sito paladino della libera informazione, Julian Assange è stato immediatamente definito il Robin Hood dell’era moderna: ruba ai ricchi (l’America) per dare ai poveri (non si sa chi: la Cina, forse?), quindi è buono, bravo, libero, indipendente, vittima dell’imperialismo americano. Nessuno che si chieda perché ha tagliato così l’informazione in modo tale da mistificare la realtà. No, perché mai? Noi ci caschiamo perché vogliamo cascarci, del resto ce ne freghiamo e cioè del fatto che il paladino della libertà può invece di rivelare chissà che ha fatto il gioco dei terroristi: pubblicare quel documento significa dire al mondo quali sono i posti nei quali l’America ha paura di essere colpita, quindi quali sono i suoi punti deboli. Va bene così, giusto? Va bene tutto? Questi non sono commenti innocui e insignificanti di ambasciate e ambasciatori.

Sono cose serie e sono cose che non aggiungono nulla alla libertà di Wikileaks o di tutto il mondo che non vede l’ora che arrivi la fine dell’America. Non aggiunge nulla, no. «Spiate aziende in Italia», ancora. La bugia funziona perché fa vedere che i cattivi sono gli americani. E questo piace ad Assange e a tutti gli antiamericani del pianeta. Terroristi compresi.

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