Quando Jimmy Van Alen lanciò l’idea del tie-break disse che voleva salvare il tennis: «Le partite sono troppo lunghe, gli spettatori stanno lì a vegetare per ore come facevano i Romani al Colosseo in attesa di vedere i leone sbranare i cristiani». Era il 1965 e l’uomo che aveva già inventato la Hall of Fame, pensava che il mondo delle racchette se la tirasse un po’ troppo. Così, se avesse visto in campo il francese Nicholas Mahut e l’americano John Isner, probabilmente Jimmy sarebbe sceso in campo personalmente a fermare una giornata di follia: quella di ieri, cioè, che ha regalato a Wimbledon la partita più lunga della sua storia. E della storia del tennis.
Il problema è che il match Mahut-Isner non è ancora finito e così riaprirà il dibattito su Van Alen e il suo sogno: un tennis più rapido. Jimmy vide la sue idea diventare realtà agli Us Open del 1970, ma allora il tie-break fu introdotto sull’8-8 e durava al massimo nove punti, perché va bene esagerare ma non troppo. Ieri però Mahut e Isner hanno esagerato sul serio: non sono bastate dieci ore di gioco per trovare un vincitore in una sfida che martedì aveva visto giocare i primi quattro set e che ieri, nel quinto, è durato 7 ore e 6 minuti per 118 games, ovvero più dell’intera partita che deteneva il precedente primato.
Nel frattempo, sul campo 18 e dintorni, è successo di tutto: prima l’indifferenza generale, poi la curiosità, poi ancora l’esaltazione, fino al tutto esaurito con varie ed eventuali, tipo la rottura del sensore di velocità dei servizi o la faccia sempre più stremata del giudice di sedia che implorava pietà. Niente, il gigantone Isner (centimetri 206) da una parte, e l’elegantone Mahut, continuavano a randellarsi a vicenda per costruire record su record. Quello di durata, appunto (finora nell'era Open era Santoro-Clement al Roland Garros 2004, 6 ore e 33) e quello del numero di Ace, battuto da entrambi: 98 Isner e 96 Mahut (il precedente era di Karlovic, 78).
Tutto questo faceva passare quasi sotto silenzio il fatto che Federer aveva smarrito un altro set contro il serbo Bozoijac, perdendo (guardacaso) il tie-break del secondo e vincendo (guardacaso) al tie-break nel quarto. Solo che a Wimbledon nel quinto si va avanti ad oltranza e così Mahut e Isner ne hanno approfittato. Sul 50-50 Roddick dagli spogliatoi chiedeva un regolamento di conti per risolvere il tutto, sul sito del torneo il tabellone ricominciava da zero e si rompeva perfino il cronometro. Ma i due non hanno avuto cedimenti, e neppure quattro match point per Isner hanno deciso la contesa.
Così alla fine, con il francese a chiedere clemenza e l’americano pronto ad andare avanti, ha deciso l’arbitro.
Che ha segnato un altro record per il tennis, ovvero la prima partita della storia interrotta due volte per oscurità sul punteggio (visto da Mahut) di 4-6, 6-3, 7-6, 6-7, 59-59. Van Alen, ovviamente, non si sarebbe esaltato: «Io sono un purista», diceva. Ma Nicholas e John hanno dichiarato di essere pronti ad andare avanti per il terzo giorno, perché «qualcuno deve vincere». Forse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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