Wimbledon come Williams: riecco le sisters

Oggi parte a Londra il torneo più importante del mondo

Davide Tieghi

Venus e Serena, le due sorellone Williams, divise all'anagrafe da soli 8 mesi e 9 giorni, tornano ad aggredire Wimbledon. Serena da leonessa, Venus da ballerina. E per il torneo più importante del mondo, percorso da fenicotteri russi (Sharapova) e da geniali scriccioli belgi (la Henin), il ritorno delle sorellone costituisce un fremito di novità. Dopo una prima parte di stagione avara di successi - se si eccettuano gli Australian Open per Serena e l'Istanbul Cup per Venus - le due ex regine sono qui. E per ora firmano il loro libro «Dieci regole per vivere, amare e vincere», una guida alla vita per le teen agers.
Sorelle Williams: qual è il vostro rapporto?
Venus: «Siamo molto legate; cerchiamo di stare insieme quando possiamo e quando gli impegni ce lo permettono. Sul campo, invece, quando ci incontriamo non è una partita qualsiasi: non in fatto di rivalità - anche perché non abbiamo giocato l'una contro l'altra solo una volta - ma di sentimento. Di pelle».
Serena: «Sono legatissima a Venus. È lei che mi ha aperto la strada verso il successo. È stata un modello semplice da imitare: non lo dovevo cercare, ce l'avevo già accanto.
Poi Serena ha messo la freccia.
Venus: «Il merito è solo di Serena, si è dimostrata la più forte. L'unico rammarico è quello di non aver potuto esprimermi al top sia nel 2002, sia nel 2003, a causa di una serie di infortuni che mi hanno perseguitata. Forse, però, non sarebbe bastato per scalzare Serena dal trono di famiglia».
Serena: «Venus aveva iniziato la sua carriera in maniera strepitosa, coronando la sua grande ascesa nel 2000 con la conquista di Wimbledon, dell’Olimpiade e degli USA Open. Poi ha dovuto fare i conti anche con le altre giocatrici, me compresa. Nel circuito non ci sono solo le sorelle Williams».
Oggi la prima posizione mondiale è un obiettivo troppo lontano vista la concorrenza?
Venus: «Non sarà facile vista l'agguerrita schiera di giocatrici che possono aspirare a diventare numero uno: Sharapova, Mauresmo ed Henin saranno avversarie difficili. Ma attenti a Serena!».
Serena: «Il mio obiettivo è quello di ritornare in testa alla classifica. Mi sono sempre considerata la numero uno».
Entrambe avete festeggiato il vostro decimo anno da professioniste: che bilancio traete?
Venus: «Il tennis mi ha completamente sconvolta, logicamente in senso positivo. Se solo penso a quel 31 ottobre del 1994 quando esordii nel circuito femminile, con tanta voglia di emergere e di arrivare, mi vengono i brividi».
Serena: «Un bilancio sicuramente straordinario: sette prove del Grande Slam non sono di certo vittorie occasionali. Ho avuto una carriera fantastica. E non è finita».
Negli ultimi due anni il vostro interesse per il tennis si è affievolito. Vi sentite appagate?
Venus: «Nello sport, dopo aver ottenuto grandi risultati, si rischia di vivere nell'oblio, la cosiddetta fase di stallo, dove tutto è scontato. Servono sempre nuovi stimoli».
Serena: «Ho vinto gli ultimi Australian Open: è stata la risposta migliore ai detrattori. Io e Venus abbiamo sempre lavorato duro: questo conta».
Nel vostro privato, moda e déco sembrano aver occupato un ruolo importante.
Venus: «Il tempo libero lo dedico alla mia società di decorazione d'interni, la «V Starr Interiors», con sede in Florida. Il sogno è quello di poter aprire filiali in altre città. È la mia nuova professione».
Serena: «Ho instaurato un rapporto particolare con il mondo della moda. Qualche mese fa ho potuto coronare uno dei tanti progetti: quello di lanciare la mia griffe, la Aneres. Tra gli ispiratori ci sono due stilisti italiani: Roberto Cavalli e Giorgio Armani».
Il vostro rapporto con la religione è molto intenso.
Venus: «Lo sport è importante, ma la vita è qualcosa di diverso. La filosofia dei Testimoni di Geova, ai quali Serena e io ci siamo avvicinate, ha colmato un vuoto non indifferente.

Un giorno mi piacerebbe avere la forza di predicare in mezzo alla gente».
Serena: «La religione mi ha fortificata. Ringrazio il Signore perché attraverso la preghiera, anche nei momenti più difficili ho ritrovato la consapevolezza della mia forza. Come del mio tennis».

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