Winefestival da sabato a Merano

Gabriele Zanatta

È tutto pronto per la 15ª edizione dell'International Winefestival di Merano, che da sabato 11 a lunedì 13 novembre calamiterà nelle sale dell'edificio ottocentesco della Kurhaus tanti amatori e addetti ai lavori. Tra i diversi eventi in cartellone, tutto il programma su www.meranowinefestival.com, la parte del leone la reciteranno i vini altoatesini che saranno lì in agguerrito plotone non solo perché giocano in casa, ma soprattutto perché le eno-guide quest'anno l'hanno detta chiara e tonda: pur tappezzando neanche l'1% del vitato italiano, per numero di riconoscimenti i sudtirolesi si giocano la terza piazza nazionale con friulani e veneti, dietro alla coppia in fuga Piemonte-Toscana. Chi raggiungerà Merano, allora, avrà di che deliziare naso e soprattutto palato, a partire dai bianchi strappati ai vitigni eroici come il Feldmarschall von Fenner di Tiefenbrunner, il müller thurgau più alto d'Europa, ricavato da uve spesso spostate dalla corsa di camosci e caprioli sull'altopiano di Favogna. Alla voce kerner, vitigno di genesi tedesca moltiplicatosi bene sui colli gelidi di notte della Valle Isarco, segnaliamo quello fresco e minerale della Pacherhof di Novacella, bianco aromatico trattato con tutti i crismi della biodinamica. A proposito di aromatici, tra i tipicissimi e modaioli gewürztraminer della Bassa atesina sarà sempre un piacere sollevare un calice di Sanct Valentin della Cantina San Michele Appiano, non all'aperitivo ma per dar senso a un bella cena, anche di carne. Spesso ci si dimentica dei rossi altoatesini, che eppure tappezzano il 55% del vitato compreso tra Trentino e Austria. Farà piacere allora rinfrescarsi la memoria, per esempio con un lagrein Riserva Puntay di Erste & Neue: dal lago di Caldaro, una scossa di ciliegia nera sul palato da abbinare a un brasato di cervo. Chi invece si accontenta di una pizza, opti per la beva serena di un St. magdalener (90% schiava e 10% lagrein) come il Gummerhof della Malojer. A Merano si potrà anche brindare con le fini bollicine della Arunda Vivaldi di Meltina, che imbottiglia con metodo classico a 1.200 metri.

Ma i più scaltri si allontaneranno dalla calca per rifugiarsi in un maso, con due bicchieri e una bottiglia del miglior vino dolce d'Italia (secondo Vini d'Italia 2007): il Moscato Giallo Serenade della Cantina di Caldaro.

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