Wolfowitz alle corde: dimissioni in arrivo dalla Banca mondiale

Ipotesi di accordo per «salvare la faccia». Ma il legale: «Non si dimetterà in questo modo»

da Washington

Ancora qualche ora per conoscere la sorte di Paul Wolfowitz. Il presidente della World Bank, è accusato di aver favorito con promozioni e aumenti retributivi la propria compagna Shaha Riza, alto dirigente dell’istituto. Secondo la rete televisiva americana ABC, che cita fonti interne della banca, Wolfowitz lascerà l’incarico in base a un compromesso che gli permetterà di «salvare la faccia». Un legale di Wolfowitz ha invece ieri notte detto che il presidente preferisce piuttosto «affrontare il voto di sfiducia del Board».
Esploso durante gli incontri primaverili del Fmi, il mese scorso, il caso si avvia dunque alla conclusione. A Wolfowitz verrebbe concessa l’attenuante di essere stato «mal consigliato» dal comitato etico della banca sul caso della sua fidanzata.
La riunione decisiva del board della Banca mondiale, chiamata a decidere sul destino del presidente, si è tenuta nella serata americana (piena notte in Italia) anziché al mattino, su richiesta degli Stati Uniti. E sarà aggiornata oggi. Le dimissioni potrebbero consentire agli Usa di esprimere un nuovo presidente, continuando così la tradizione che vede un americano alla guida della Banca mondiale e un europeo alla testa dell’istituzione gemella, il Fondo monetario internazionale.
Prima della riunione, un portavoce della Casa Bianca era tornato a sollecitare un verdetto non punitivo dei confronti di Wolfowitz. «Ha commesso degli errori che lasceranno uno strascico, ma non si tratta di violazioni tali da giustificare un licenziamento», ha spiegato Tony Snow aggiungendo che, in questo momento, bisogna mantenere intatta l’integrità dell’istituzione finanziaria. Una frase ambigua, che ha lasciato aperte tutte le opzioni.
Il mandato di Wolfowitz era da tempo appeso a un filo sottilissimo, tenuto in mano dalla Casa Bianca. George Bush era stato finora riluttante ad abbandonare un fidato collaboratore, nominato presidente della World Bank due anni fa dopo essere stato sottosegretario alla Difesa e uno degli artefici dell’attacco all’Irak. Ma un lungo giro di telefonate con gli alleati e i più importanti Paesi azionisti della banca ha offerto scarso conforto alla Casa Bianca: solo il Giappone ha accettato di sostenere Wolfowitz, mentre i Paesi europei - ancora ieri, esplicitamente, la Danimarca - e il Canada ne hanno sollecitato le dimissioni.
La Germania ha fatto ancora di più.

Il ministro dello Sviluppo, Heidemarie Wieczorek-Zeul ha apertamente definito Wolfowitz «persona non gradita» al Forum sull’Africa che si terrà a Berlino il 21 e 22 prossimi, un vertice nell’ambito della presidenza tedesca del G8. «Gli consiglierei di non venire, se sarà ancora in carica - ha precisato la Wieczorez-Zeul - e comunque farebbe un gran servigio alla banca dimettendosi».

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