Parigi - Certo, se poi la incontri nei camerini della Cigale, piccolo nido folk dentro il quartiere lussurioso di Pigalle, Yael Naim dà l’esatta immagine di sé: una bella trentenne libera a bordo della sua voce sottile e sognante. Ovvio, c’è stato l’aiuto della tv, visto che negli Stati Uniti il suo brano New soul è stato scelto dalla Apple per promuovere un computer portatile e in un amen è arrivato al settimo posto in classifica. E poi un po’ le ha dato una mano anche la tendenza del momento, che si è stancata delle lolite e ha voglia di più serietà e magari, addirittura, di talento. E così Yael Naim è una delle rivelazioni della stagione grazie al cd omonimo, dolce e svagato, che ha inciso con il martinicano David Donatien (che è il suo fidanzato ma lei non lo ammetterà mai) e un fagotto di strumenti insoliti comel’harmonium, il cavaquino o il mellotron che rendono l’atmosfera e servono a tenerla sempre così, intima, serena, sognante. Perciò, se lei potesse, neppure parlerebbe della sua musica. Ma, non potendo evitarlo, lo fa con uno slancio candido che oggi, nel tempo evanescente degli mp3 senza nome né titolo, è un manifesto della musica come dovrebbe essere: passione e sincerità.
Yael Naim, presentiamola
subito: dicono che lei sia la
risposta europea a Norah
Jones.
«Chi? Io? Mi piace Norah Jonesmadi
certo non la ascolto
spesso. Preferisco Bjork,
Joni Mitchell, Nina Simone
o i Beatles».
La sua vita è sull’asse Francia
Israele: è nata a Parigi
da genitori tunisini, poi ha
vissuto vicino a Tel Aviv,
adesso è di nuovo a Parigi.
«Ma il momento decisivo è
stato quando ho fatto il servizio
militare nella banda
dell’Aeronautica israeliana,
la Air Force Big band:
ero la cantante e trascorrevamola
giornata avanti e indietro
a suonare per i militari:
tutti pezzi rock dei Police
e canzoni in ebraico».
Usa questa lingua pure nel
suo nuovo cd.
«In realtà canto in inglese,
francese e, naturalmente,
ebraico».
Questo la può trasformare in un simbolo più grande della musica: nel mondo del pop nessuno usa la lingua degli ebrei. «E infatti la gente non è più abituata e neppure se ne accorge. Maio non credo di diventare un simbolo né un’ambasciatrice di chissà quale messaggio. La lingua che uso è funzionale alla canzone: l’ebraico mi serve per dare l’idea della tradizione, il francese è la mia lingua, l’inglese dà colore. Tutto qui».
In inglese canta Toxic, che
è un semplice pezzo di Britney
Spears. Gli opposti
estremismi.
«Quello all’inizio è stato un
gioco per trovare la dimensione
più lontana da me.Ma
poi è servita per capirmi ancora
meglio. Quello è sempre
un percorso difficile, il
più difficile».
In effetti ne aveva bisogno.
Dopo il suo primo cd del
2001, un clamoroso insuccesso,
ha recitato in un paio
di musical aspettando il
momento giusto di tornare.
«Che è arrivato quando ho
capito che, dopo aver fatto
tutti quei guai, ero ancora
ottimista. E poi ho incontrato
David Donatien: ormai
siamo talmente sintonici da
diventare praticamente un
duo».
Però dica la verità: senza
lo spot della Apple la sua
strada sarebbe ancora in
salita.
«È incredibile come la gente
ascolti venti secondi di
musica in tv e poi abbia voglia
di sentirsi tutto l’album.
Ormai bisogna ammettere
che la televisione è
diventato uno strumento decisivo
anche per la musica».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.