Cultura e Spettacoli

"Yesterday" il brano che Lennon invidiò a Mc Cartney

Nel libro "Yesterday - La canzone perfetta" edito da Donzelli i retroscena e la storia di una canzone che ha fatto sognare intere generazioni dall'aprile 1965 ad oggi

Tre minuti o poco meno, quanto è stabilito che normalmente duri una canzone perfetta. Fa niente se poi monumenti della musica di oggi e di ieri abbiano durate a volte inferiori e altre, superiori. Fa niente se restano nell'immaginario collettivo, nelle orecchie di ciascuno, nel cuore di tutti e, quando risuonano le prime note, ci si ferma ad ascoltarle tutte fino all'ultima. E il tempo diventa una dimensione altra. Una dimensione che non conta perché è iniziata la musica ed è scoccata la magia. «Yesterday» però obbedisce a tutti questi criteri: dura il giusto anche secondo i soloni musicali, tutti si fermano ad ascoltarla e soprattutto il suo colpo di bacchetta magica dura da 44 anni e continuerà domani. Anche se il titolo si riferisce a ieri. «Yesterday», lo sanno tutti, è un successo dei Beatles e, come tutte le canzoni degli scarafaggi, alla voce autori vedono una coppia: Lennon-Mc Cartney. È sempre stato così. Per tutte. Come da un vecchio accordo fra i due geni del quartetto di Liverpool. «Yesterday» però, lo sanno tutti, è opera di Paul Mc Cartney che si convinse di aver scritto qualcosa di nuovo solo quando John Lennon gli confermò di non aver sentito mai prima d'ora quel capolavoro, alimentando per anni l'invidia per non averla scritta lui. Paul, fedele ai patti, targò la canzoni con i cognomi di entrambi ma «Yesterday» rimase un pezzo del suo cuore, scritto in una mattina appena sveglio, seduto sul sofà tra la chitarra e il piano. E quel «pezzo» rimase in sospeso appunto finché Lennon non convinse l'amico che nessuno aveva già scritto niente di simile. Da allora «Yesterday» divenne «Yesterday». Cioè un must. E non solo per i nostalgici degli anni Sessanta e dei quattro baronetti del rock in particolare. «Yesterday» è quasi patrimonio dell'umanità e ora lo è ancora di più dopo che un critico musicale, Alfredo Saitto, gli ha dedicato un volume dal titolo appunto «Yesterday la canzone perfetta», pubblicata da Donzelli (pp.176, 18 euro). Tuttavia Saitto non si limita a raccontare la storia della canzone che tutti hanno tradotto e che vanta versioni anche vernacolari: in Italia ne esistono in milanese, romanesco, napoletano. Saitto va oltre e accende un piccolo giallo dal sapore pesantemente basato su retroscena discutibili e invenzioni vere e proprie: la scomparsa di Paul Mc Cartney. Poco importa all'autore che il vero Macca sia ancora vivo (per fortuna sua e nostra) e dia spesso notizia di sé; egli si avventura in una ricerca che talvolta disorienta per la sua evidente infondatezza. È un gioco, un calembour che il lettore smaschera subito ma che in qualche caso alimenta dubbi. Quegli stessi dubbi che avvolgono normalmente il mito.

E «Yesterday» è un mito. Come il Macca

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