Yoox, shopping in Rete per l’unica matricola in Piazza Affari nel 2009

Promesse di moda in Borsa ce ne sono tante, ma Yoox è la prima mantenuta: resterà quasi certamente la sola matricola di questo 2009 ancora squassato dalla crisi. Del resto, a essere l’unico Federico Marchetti, fondatore e ad della società, è abituato: fin da quando, nel 2000, ha inventato il business che non c’era, vendere moda in Rete. Oggi, Yoox (che si legge «iux») è leader internazionale delle vendite di moda e design on line, attivo in 57 Paesi, con 837mila ordini nei primi nove mesi del 2009 - uno ogni 28 secondi - che hanno generato ricavi consolidati a 106 milioni, in crescita del 48,8% sullo stesso periodo del 2008.
Quella di Yoox è dunque l’unica moda che non sente la crisi: «Grazie a Internet non ce ne siamo accorti - spiega Marchetti -, perché il mercato on line sta crescendo dappertutto: e noi siamo pronti a coglierne i vantaggi. La globalità è il nostro mestiere: e la moda la nostra specializzazione. In questo non abbiamo rivali: perciò ritengo che non poteva esserci un momento migliore per quotarci. E useremo le risorse ricavate per rafforzarci e investire, specie sul promettente mercato asiatico». Sempre restando fedele al modello, che ha cambiato - e in modo radicale come non si vedeva da quando, nella Parigi del Secondo Impero, nacquero i grandi magazzini - il modo di fare shopping. Il pubblico - a larghissima maggioranza femminile - risponde con entusiasmo, a prescindere dal portafoglio. Chi vuole risparmiare, infatti, ha a disposizione yoox.com, con le collezioni dell’anno prima a prezzi ridotti. Le fashion victim che invece hanno molto da spendere ma poco tempo per farlo, o abitano troppo lontano dalle capitali della moda, possono sbizzarrirsi, a prezzo pieno, sulle boutique on line, come dire il Quadrilatero trasportato nel cyberspazio, da Armani a Valentino. E se all’apertura del pacco qualcosa non convince, c’è il reso gratuito: una scelta di marketing che all’inzio sembrava azzardata ma si è rivelata un’arma vincente. A confortare le grandi speranze di Marchetti, ci sono le grandi firme, mai così favorevoli a Internet: dal patron di Prada, Bertelli, che punta a un 30% di vendite in rete, al numero uno di Gucci, Robert Polet, convinto che in cinque anni il mondo digitale cambierà la moda completamente, sfilate comprese. Tra i pionieri, c’è Renzo Rosso, il fondatore di Diesel, non a caso tra i soci di Yoox: e intende mantenere ben stretta la sua quota, che passerà dall’attuale 5,1% al 3,6% solo per effetto della quotazione, di cui un terzo deriva da un aumento di capitale e due terzi dalla vendita. A vendere saranno soprattutto i fondi di private equity, compagni di avventura di Yoox dal debutto: Balderton Capital (che passa dal 23,1% al 9,7%), Nestor 2000 (dal 22,6% al 5,3%), Kiwi II (dal 16,1% al 3,7%) e Kiwi I (dall’8,6% al 2%) di Elserino Piol, mentre Federico Marchetti manterrà il 9,2% del capitale contro l’attuale 9,8%.


Lo sbarco a Piazza Affari sarà il 3 dicembre: la forchetta di prezzo è di 3,6-4,5 euro per azione, corrispondente a un valore dell’operazione tra 90 e 110 milioni. Il lotto minimo per il pubblico è di mille azioni, 4.500 euro al prezzo massimo.

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