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Zaia: "Sciopero dell'ananas per difendere l'agricoltura"

Il ministro delle Politiche agricole in difesa del made in Italy: "A Natale regalate i prodotti tipici italiani". Pronto un piano per aiutare i giovani imprenditori

Zaia: "Sciopero dell'ananas 
per difendere l'agricoltura"

nostro inviato a Roma

Fate lo sciopero dell'ananas, non dello zampone... Chiamatela provocazione di fine anno se volete, ma il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, non rinuncia a nulla per tenere alta la bandiera della difesa dei prodotti agricoli made in Italy. E' il suo cavallo di battaglia, che ha portato a combattere anche a Bruxelles, nei negoziati per le quote latte, in quella per la tipicità dei rprodotti e l'etichettatura obbligatoria.

Così lancia la sua "provocazione" (il virgolettato è di chi scrive): "Basta con l'essere esterofili a tutti costi, voglio lanciare lo sciopero dell'ananas e di tutti i prodotti che non sono italiani... altro che sciopero dello zampone". Per Zaia devono essere proprio i consumatori a tornare a imporre la genuinità e l'autenticità dei prodotti della nostra terra sulle tavole, con comportamenti corretti e consapevoli. Deve partire da loro, con l'aiuto della politica e delle iniziative che sta mettendo e metterà in campo il ministero, il rinascimento dell'agricoltura italiana. Zaia è chiaro su questo punto: occorre smettere di comprare cose che "a volte sono schifezze, ci sono prodotti che in alcune parti del mondo vengono realizzati utilizzando ancora il Ddt, prodotto pericoloso per la salute e da anni bandito in gran parte del mondo". Lo "sciopero dell'ananas", secondo Zaia, vuole essere il simbolo del Natale e di tutto quello che non è agricoltura italiana.

"Comprate italiano" "A dicembre su 4.500 prodotti tipici si trovano almeno 2.000-2.500 prodotti di stagione che rappresentano il meglio delle produzioni dei nostri territori, non c'è alcuno che ci batte per qualità e tipicità" - ha detto -. Invito a regalare a Natale il prodotto tipico italiano, magari un Igp, un doc... non c'è che da scegliere dal Nord al Sud".

La lattina di latte cinese Poi mostra ai giornalisti una lattina rossa, con disegnata la faccia di un bimbo felice. Zaia la guarda, la prende in mano e la fa vedere ai giornalisti. Sembra una lattina di bibita... Invece no. "Questa - dice, guardandola ancora con un sorriso amaro - è una lattina di latte cinese avvelenato. Prodotto industrialmente e venduto tranquillamente... L'abbiamo sequestrata a Napoli dove i controlli della nostra sicurezza hanno funzionato. Se penso che c'era gente disposta a comprarla e a consumarla senza sapere nemmeno cosa ci fosse dentro...". Così anche la lattina (a ragione) diventa un altro simbolo (come l'anans) della politica di valorizzazione dei prodotti italiani.

Etichettatura dei prodotti Che, dice Luca Zaia, passa attraverso una serie di iniziative che saranno messe in campo a inizio anno. Intanto c'è la questione dell'etichettatura dei prodotti e della loro tracciabilità: indispensabile per fa conoscere al consumatore tutto (provenienza inclusa) del prodotto che acquista (se, ad esempio, l'olio è tutto italiano o è un cocktail di olii magari spagnoli, greci, tunisini...). "Abbiamo novanta giorni per cercare di far passare all'Unione Europea la nostra iniziativa... sarà dura, ci accusano di voler in questo modo valorizzare ad hoc il made in Italy... la verità è che noi vogliamo dire a tutti i consumatori: ecco, questi sono prodotti italiani, cioè di qualità, sicuri, con alle spalle tradizione, cultura, capacità di coniugare antica sapienza e innovazione".

Rinascimento dell'agricoltura Poi c'è la questione più ampia del futuro dell'agricoltura in Italia. "Ho fatto togliere dal corridoio del ministero le foto dei vari ministri che si sono succeduti qui a Roma negli anni... Al loro posto andrebbero messe le foto dei giovani a agricoltori e di quei giovani che sempre più numerosi mi contattano perché vogliono diventare imprenditori agricoli, contadini... Ecco questo è il segnale - spiega Luca Zaia - che la nostra agricoltura è viva ed è in grado di fare grandi passi avanti. E ho intenzione di mettere in campo al più presto progetti per aiutare questi giovani. Il futuro è anche nelle loro mani mani. Non dimentichiamo che la nostra agro-industria ha un pil annuo di 50 miliardi di euro, un colosso a livello internazionale, fatto anche da una mirade di medi e piccoli produttori".

Sicurezza, tolleranza zero In un anno l'Icq ha effettuato oltre 8mila controlli sulla qualità dei prodotti agroalimentari. Il bilancio dell'attività dell'Ispettorato controllo qualità, ha detto Zaia. "Il mandato degli enti proposti ai controlli - ha detto Zaia - per il futuro è quello di coordinamento e integrazione per evitare sovrapposizioni e mancanza di conoscenza da parte dei singoli organismi". Il ministro ha poi annunciato di volere cambiare il nome all'Icq. "Deve essere più cattivo - ha detto Zaia - vista la missione che deve compiere, non vogliamo fare i Rambo ma solo difendere la salute dei cittadini". Insomma, sicurezza per il consumatore prima di tutto, ma anche garanzie per i produttori che agiscono correttamente e sono la forza del comparto. Dopotutto Zaiai è deciso a fare la sua rivoluzione girando per stalle e consorzi agricoli, senza dimenticare i banchi dove la gente acquista i prodotti. Il sistema, è il suo messaggio, senza gli uni nè gli altri non reggerebbe.

Coldiretti: bene il ministro Aumenta del 5% rispetto allo scorso anno l'importazione di ananas in Italia per un quantitativo di 105 milioni di chili ed un valore di 73 milioni di euro nei primi nove mesi del 2008, afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat ,sottolineando che va sostenuto l'invito del ministro Zaia a consumare italiano per le prossime festività. "In un Paese come l'Italia, leader in Europa per quantità, qualità e varietà dell'ortofrutta offerta non ci sono ragioni concrete - sottolinea la Coldiretti - per consumare prodotti provenienti dall'estero che offrono minori garanzie qualitative e di sicurezza".

Per la Coldiretti "scegliere made in Italy significa non solo dare valore al proprio territorio in un momento di difficoltà economica ma anche salvaguardare l'ambiente, evitando di consumare prodotti che devono percorre migliaia di chilometri con mezzi inquinanti prima di giungere in tavola".

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