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Zambrotta: «Ho lasciato la Juve, tradito da Moggi»

«Abbiamo battuto la Germania in casa loro, perché dovremmo temere i galletti a Parigi? Li guarderemo negli occhi senza abbassare lo sguardo»

nostro inviato a Firenze

Di solito si è belli da lontano e brutti da vicino. Può però capitare anche il contrario e la cosa fa notizia. È ad esempio quanto accaduto a Gianluca Zambrotta che a inizio estate ha lasciato la Juventus e l’Italia intesa come nazione (e non come nazionale) per trasferirsi al Barcellona: «La verità è che il calcio italiano è un casino che percepisci bene quando sei fuori. In Italia si litiga e si parla di tribunali perché si è perso di vista il pallone. In Spagna il calcio è gioco e il divertimento viene prima di tutto, è la parte più bella».
E se lo dice lui che ha lasciato la società bianconera retrocessa in B... «Il mio trasferimento al club catalano ha fatto dire alla tifoseria di tutto. Ci sono tifosi che hanno detto che ho tradito la Juventus, ma è un’accusa che respingo. È la società bianconera che ha tradito e deluso me. In particolare, mi ha deluso il comportamento della vecchia dirigenza (Giraudo e Moggi, ndr)». Il motivo del tradimento Zambrotta non se lo è tenuto per sé: «Quando si gioca, un calciatore – parlo in generale -, pensa di misurarsi alla pari con l’avversario e questo valeva anche per il sottoscritto. Io ero davvero convinto che si vincesse pulito. Sui due scudetti annullati, la penso come Cannavaro: noi giocatori li sentiamo nostri, non c’era motivo per credere il contrario, poi è successo qualcosa...».
Quel qualcosa non è poi un battito di ali, un niente. Si chiama calciopoli: «Beh, noi credevamo di esserci meritati i due scudetti e così dispiace vederseli privati e con la prospettiva di giocare in serie B. Io rispetto le scelte che hanno fatto Buffon e Del Piero che sono rimasti da campioni del mondo a giocare in B, ma io, per tutto il caos che si è vissuto i mesi scorsi, ho preso una decisione differente e mi sono trasferito al Barcellona».

Da tradito e non da traditore.

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