Madrid - Due milioni e mezzo di disoccupati; i lavoratori precari al 29%, roba che neanche in Romania; crescita annua in picchiata all’1,4%; l’immobiliare con le pezze sulla fronte, con centomila appartamenti invenduti e altri ottocentomila in costruzione destinati a diventare posatoi per piccioni e tortore di passo.
Dovrebbe andare a nascondersi dietro la lavagna, come pare gli avesse suggerito l’estate scorsa re Juan Carlos, dopo averlo convocato sui due piedi alla Moncloa. E invece lui, José Luis Rodriguez Zapatero, leader del Partito socialista e presidente del governo spagnolo dal 2004, continua a fare il maestrino bacchettando l’Italia di Berlusconi e la Francia di Sarkozy. Chissà, magari lo fa solo per farsi coraggio. Altri motivi, francamente, non se ne vedono.
L’ultima volta che Zapatero ha fatto ridere è stato ieri, a New York, nel corso di un incontro della Foreign Policy Association. Si parlava della solidità (per modo di dire) del sistema finanziario spagnolo quando il leader socialista, sfoderando il suo leggendario sorriso da ottimista a prescindere, ha cominciato a sfottere l’Italia e Berlusconi, sostenendo che «noi spagnoli abbiamo superato la media europea e l’Italia, cosa che deprime molto il presidente del Consiglio Berlusconi». È una gag che Zapatero deve evidentemente giudicare irresistibile, visto che è da prima dell’estate che ci si esercita. Tra le vittime dei suoi sfottò ieri ha messo anche il presidente francese. «Il nostro obiettivo - ha detto il serafico Zapatero a questo proposito - è superare la Francia in tre o quattro anni; e questo, il nostro amico Sarkozy è un discorso che non vuole neppure stare a sentire». E giù a ridere.
Ora, pazienza se questa lezione ci fosse stata ammannita tre o quattro anni fa, quando il milagro spagnolo era lì da vedere, e faceva rabbia; e i cugini che per anni avevamo snobbato come abili picadores e bravi ballerini di flamenco ci avevano dato la paga, costringendo noi a ballare al suono di una milonga triste. Ma ora?
Ora piangono miseria perfino a Madrid, cuore della movida spagnola, capitale su cui ogni anno si rovesciano milioni di euro portati dai turisti di tutto il mondo rapiti dalla bellezza di una città che non ha lesinato per farsi bella. Ora la capitale, diventata la città più indebitata di Spagna, con un debito che supera del 158% le sue entrate correnti, ha bloccato tutte le grandi opere in programma per mancanza di finanziamenti. E già alcuni mormorano che il Comune, con un debito di 6636 milioni di euro, potrebbe dichiarare bancarotta entro la fine dell’anno.
Insomma: c’è poco da fare gli spiritosi.
Colpa del malandare economico internazionale, insiste Zapatero, senza accorgersi che l’economia spagnola, fra quelle europee, è quella messa forse peggio. «Zapatero non ha più alternative, ora deve parlare di crisi» ha detto Vicente Pallardò, direttore dell’Observatorio de Coyuntura economica internacional denunciando l’economia spensierata di una nazione vissuta «al di sopra dei suoi mezzi, facendo debiti per la casa, l’automobile, i viaggi...». Mentre lo stesso Pedro Solbes ha ammesso che «la recessione è possibile» e la crescita del 2009 sarà dello 0,2 o 0,4, oppure forse negativa».
La festa è finita, insomma. Ma prima ancora che qualcuno glielo dicesse (Zapatero sarebbe andato avanti a ridere, forte della sua convinzione che ai cittadini bisogna infondere fiducia sempre e comunque), gli spagnoli hanno sentito da soli puzza di bruciato.
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