da Madrid
Il processo di pace tra il governo socialista spagnolo presieduto da José Luis Zapatero e lEta è «rotto, liquidato, finito...». Lo ha affermato ieri il ministro degli Interni spagnolo, Alfredo Perez Rubalcaba, a tre giorni dall'attentato nel parcheggio dellaeroporto di Barajas-Madrid, rivendicato dall'organizzazione separatista basca. Rubalcaba ha riposto alle critiche dell'opposizione conservatrice del Partito popolare (Pp), che aveva preteso dal governo una dichiarazione formale che mettesse fine ai colloqui, piuttosto che la semplice «sospensione» annunciata sabato dal premier José Luis Rodriguez Zapatero.
«Se la destra vuole che si dica che il processo di pace è rotto, è evidente che è rotto. LEta ha posto termine al processo di pace», ha dichiarato Rubalcaba in una conferenza stampa tenuta al ministero degli Interni. L'esecutivo ha convocato i capigruppo parlamentari per la settimana prossima allo scopo di discutere la situazione.
Sul fronte delle indagini, gli inquirenti ritengono che all'attentato abbiano partecipato almeno sei «etarras» (i terroristi dellEta); scarse le probabilità di ritrovare in vita i due dispersi, cittadini ecuadoregni che al momento dell'esplosione si trovavano nelle loro auto parcheggiate. Sembra che nelle ultime ore i vigili del fuoco abbiano localizzato il luogo in cui le due vetture sono setto metri di macerie.
L'attentato non è stato rivendicato, ma sabato una telefonata alla polizia, fatta a nome dellEta, avvertiva che unautobomba era stata piazzata nel posteggio e che sarebbe esplosa entro breve tempo. Secondo alcuni esperti di terrorismo basco, il silenzio seguito alla devastante deflagrazione indica possibili divergenze in seno all'organizzazione separatistica. Ma anche se l'attentato fosse di un commando indipendente, ciò significherebbe che la dirigenza dell'Eta non è in grado di controllare le azioni di tutti i suoi membri, il che metterebbe in forte dubbio la possibilità di condurre in porto un'operazione di cambiamento di strategia, da militare a politica.
Commentando la decisione del governo Zapatero, l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, lo spagnolo Javier Solana, ha dichiarato che l'Eta è l'unica responsabile per la «rottura» del processo di pace.
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