Paola Setti
Due giorni a guardarsi in cagnesco, ognuno ad aspettare la prima mossa dellaltro, e adesso Ds e Margherita sono allo scontro frontale. Il tentativo è quello, tardivo quanto maldestro, di riparare la figuraccia della mancata candidatura in Parlamento di Stefano Zara, che per tutti è «una grande risorsa» ma che per il momento ha fatto la fine della bella di Torriglia.
Ieri a dare il via alla bagarre è stato Claudio Burlando il presidente della Regione, che sul nome di Zara quale uomo chiave del Collegio 10 si era molto attivato: «La mancata candidatura di Zara è un grave errore politico al quale va posto rimedio». E fin lì, lo aveva detto anche il sindaco Giuseppe Pericu. Solo che Burlando mica sè fermato alla dichiarazione. Ha chiamato Piero Fassino il suo segretario e gli ha detto che «questa vicenda non è meramente regionale ma ha un valore più generale». E a chi gli ha fatto notare che stava mettendo il naso in casa Margherita ha risposto durissimo: «Zara lo scegliemmo tutti insieme e vinse un collegio impossibile, mai vinto prima, nemmeno da me. Adesso non possiamo ripagarlo escludendolo dalla lista. Io sono in forte disaccordo con la logica di una lista fatta dalla semplice sommatoria dei partiti che la compongono. La lista è unitaria, quindi è giusto che la riflessione coinvolga tutti».
Un boomerang. Son passate poche ore che la Margherita ha convocato una conferenza stampa per oggi. Il contenuto è presto detto. Se la lista è unitaria, che ci pensino i Ds a candidare Zara. Altrimenti ecco la soluzione: Zara candidato sindaco. Ai Ds sè gelato il sangue. Mario Tullo il segretario regionale ha fatto sapere che è presto per parlare del dopo-Pericu, e che comunque se Zara vorrà candidarsi potrà farlo, certo, ma alle primarie, insieme agli altri papabili, da Mario Margini a Marta Vincenzi. Quanto a un posto nelle liste dei Ds, cè chi fa notare che è tardi per pensarci. Guerra, insomma.
Dicono che lo stesso Zara non si sia dato da fare abbastanza per se stesso, eppure da ex presidente di Assindustria avrebbe potuto muovere qualche pedina. «Lo avevamo avvertito di mettere in campo tutto ciò che aveva - confidano le retrovie della Margherita -, perché lui, non essendo iscritto al partito ma solo al gruppo della Camera, si sarebbe facilmente trovato in bilico con la nuova legge elettorale». Nelle Marche, per dire, sarebbe stato Montezemolo a fare una telefonata per limprenditrice e presidente di Confindustria Marche Mariapaola Merloni, oggi capolista della Margherita alla Camera. Per Zara nessuno si è speso, né le segreterie dei partiti lo hanno preso in carico, «neppure i prodiani hanno mai fatto il suo nome, nonostante lui sia un ulivista convinto» evidenziano i maligni. Adesso, al di là dellipotesi Tursi, lunica soluzione può arrivare dalle segreterie nazionali di Ds e Margherita. Ieri Fassino ha posto il problema sul tavolo di Francesco Rutelli, nel tentativo di trovare una nuova collocazione per Italo Tanoni, catapultato in Liguria, proprio dalle Marche, al posto di Zara, fra le proteste di tutti gli esponenti locali.
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