«Zente refada», torna la commedia in veneziano

Giovanni Antonucci

I nostri teatri stabili sono nati per proporre il repertorio italiano ma sono venuti meno alla ragione originaria. Il Teatro Stabile La Contrada di Trieste è un'eccezione alla regola. Lo conferma la sua attenzione alla drammaturgia in veneziano di Giacinto Gallina, fondamentale autore della seconda metà dell'Ottocento. Dopo Mia fia, ora è la volta di Zente refada, in scena al Teatro Cristallo e in tournée. È una commedia che rappresenta la volgarità e le contraddizioni di una famiglia di nuovi arricchiti, in una struttura goldoniana. Opera giovanile del 1875, rivela la fantasia di un autore che guarda insieme alla vita e al teatro. Il regista Francesco Macedonio, che si è avvalso anche degli interpreti del Dramma Italiano di Fiume, ne ha tratto uno spettacolo rigoroso e godibile insieme, ambientato nelle raffinate scene di Andrea Stanisci. Da regista attento a cogliere i minimi risvolti del testo, ha diretto un complesso di interpreti affiatati.

Orazio Bobbio è un protagonista di felice misura comica, Ariella Reggio una nonna adorabile, Elvia Nacinovich una moglie autorevole, Marzia Postogna una cameriera degna di una servetta goldoniana, Maria Grazia Plos una impagabile falsa baronessa, Ivna Bruck una deliziosa fidanzatina, Rosanna Bubola e Maurizio Zacchigna una gustosa coppia, Bruno Nacinovich un incisivo nobile spiantato, Adriano Giraldi un grottesco barone, Mirko Soldano un innamorato impaziente.

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