Cronache

Zeri, il paese che non ha la carta d’identità

Il sindaco e senatore Egidio Pedrini: «Io punto a trasformarlo in un’isola ecologica»

Zeri, il paese che non ha la carta d’identità

Maria Vittoria Cascino

da Zeri

Un’enclave dentro la Liguria che lo infradicia fino al midollo, lo penetra da quando inizia il tempo e lo ruba a una mappa che lo vuole in Toscana, provincia di Massa Carrara.
Zeri dei liguri apuani, di quella razza di confine che sta in bilico su tre regioni. Dei pastori che scollinano in Val di Vara e dei contadini che portano in tavola quello che raccolgono. Zeri degli 80 chilometri quadrati di terra, rosicchiata da quaranta frazioni che risalgono da vallate scavate sul fondo. Zeri dell’identità che gli manca, accidenti. Che sono anni che si parla di farlo questo referendum per passare in Liguria, macché. «Ero un bambino e già la voce cresceva nelle case di pietra da dove partivano per barattare le olive a Levanto» ricorda Egidio Pedrini, senatore e sindaco di questa spettacolare anomalia. Lui, nato a Zeri da padre zerasco e madre di Fontanigorda. Perchè Genova è vicina, lo è sempre stata. Sali da Sesta Godano e prendi per Chiusola, passi Orneto e sei nelle Valli di Zeri, un piede in Liguria e uno in Toscana. La strada è dissetata, arranchi nel silenzio delle foglie e lo sfrigolio delle buche. Le galline sulla strada, i cavalli al pascolo, le pecore. Campi curatissimi, le case in pietra. A Calzavitello c’era un’osteria, adesso è la casa di Anna, che se va a Massa ti dice che va in Toscana. Se va a Sesta non dice che va in Liguria perché fai presto, spiega mentre versa il caffè e ti racconta che con suo papà scendeva a piedi fino alla Madonnina del Penna (800 m) e da lì tagliavano per Sesta a raccogliere le olive. Le chiedi perché in quella casa grande, che sa di storie intorno al fuoco, non riporti la trattoria. «E chi ci viene qui. Puntiamo pure sulla gastronomia, ma come ce la porti la gente, con queste strade rotte che un pullman nel fare la curva s’è spaccato?».
Tre le strade provinciali, sotto la giurisdizione di Massa, con tre numerazioni diverse: «Cioè il caos - spiega Pedrini -. Sono cinque anni che sulla strada c’è una principio di frana e si sono limitati a transennarlo. E io continuo a fare ordinanze, perché la frana mica ti avverte quando si porta giù tutto. Puntiamo su Zeri come isola ecologica, sull’impianto di Zum Zeri che ormai funziona da stazione turistica tutto l’anno. Ci abbiamo portato anche tonnellate di sabbia per il beach volley. Ma se le strade sono in queste condizioni...». In effetti è tutto uno scartare e saltare, come quando ti trovi un tubo enorme di raccolta acqua che sputa, dalla strada, sulla valle. Peccato che sotto ci siano ettari di colture a rischio inondazione. Le frazioni si rincorrono, gli uomini lavorano nei campi in quest’aria frizzante che sa del mare di Levanto, 34 chilometri precisi. «Per fare il bagno a Marina di Carrara ne devi macinare anche 50 - te lo dice con un’inflessione genovese che sa di vino allungato con l’acqua Luciano. Che faceva lo scaricatore di porto a Genova ed è tornato a Zeri, «perché mia moglie è di qui, sa come sono le donne con le radici». Chiude la stalla, si passa il fazzoletto sulla fronte. Non gli sembra neanche vero di raccontare che quella era «la strada di sbocco dei nostri vecchi. Altezza ideale, la neve non si ferma. Passavano di qui a piedi per andare a lavorare a Genova, mica nel massese. La maggior parte per mangiare scendeva su Genova e Parma. A Massa ci finivano quei pochi fortunati che andavano a fare gli impiegati».
La strada sale, si perde in altre case arroccate e chiese ormai del colore della montagna. Frammenti che vivono di quella terra. Sono 1306 le anime di questa Zeri polverizzata in decine di realtà. Più 700 che risiedono sì all'estero ma hanno conservato il diritto di voto qui. Nelle frazioni di Bosco e Rossano, a 20 chilometri da Brugnato, in estate si parla solo francese. Sono gli emigranti di ritorno dall’Alta Savoia, che con l’Uruguay conta più zeraschi delle vallate di qui. Poi scopri che in questa terra di mezzo leggono i quotidiani con la cronaca di Genova e della Spezia. Che tifano Genoa e Samp, che il tribunale competente come ufficio elettorale è quello di Genova, lo stesso per il magistrato di sorveglianza. Che l’autorità di bacino per le acque è quella di Sarzana. Se telefonano alla Spezia fanno una chiamata urbana, a Massa scatta l’interurbana. Ce n’è di Liguria in questa terra di Toscana. Che ti serve ravioli all’ortica, tagliolini ai funghi di Zeri (che aspettano la Dop) e testaroli col pesto fatto nel mortaio.
«Non è mica l’amministrazione a chiedere il referendum - e questo ci tiene a precisarlo il senatore -. Sono i cittadini di Zeri che si stanno mobilitando. Tutto ci porta naturalmente verso la Liguria». Titta Pedrini, sorella del sindaco, ricorda quando a Genova, subito dopo la guerra, il magazzino del padre faceva da ufficio di collocamento per gli zeraschi che arrivavano in città, mentre la domenica s’incontravano a Brignole. Continui a macinare chilometri, mentre i tetti di piagne (le pietre nere delle valli di Zeri) cantano storie tra i pini. «Le piagne che ci prendevano i comuni vicini - ricorda Luisa-. E adesso ce le teniamo noi, che sono il nostro marchio». Un po’ più su, quota 1398, c’è il Passo dei Due Santi o passo dei tre confini. E ’Zum Zeri, dove scii con vista mare. Se ti sporgi vedi Viareggio, di tre quarti incroci il Bracco e alle spalle ti resta Parma. Il ristorante del passo lo gestisce Virginio che dall’Italsider è tornato a Zeri a cucinare i piatti che mangiava da bambino. Dal passo stanno asfaltando due chilometri e mezzo di strada per arrivare alla casermetta e poi ad Albareto, 25 chilometri in tutto contro gli attuali 150, per chi va a lavorare nel parmense. Formentara resta poco sotto. Erano le case degli alpeggi. Solo pietra. Una cartolina di secoli fa. Di rustici ce ne sono tanti e il Comune ha pensato di darli a prezzo simbolico a chi s’impegna a ristrutturarli. «Sono già sul sito» conferma Pedrini, che su Zeri non molla. Ha messo al lavoro una squadra di professionisti, zeraschi, affermatisi in giro per il mondo. «Per l’affetto che li riporta qui, nonostante tutto».

Per l’orgoglio di leggere sulla carta d’identità: nato a Zeri.

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