Zimbabwe, spariti i risultati del voto «Mugabe sta preparando la guerra»

Esiti delle urne in ritardo. Tvsangirai: «Stanno prendendo tempo solo per radunare i miliziani»

da Harare

Si fa sempre più tesa la situazione nello Zimbabwe, dove ormai da una settimana si attende che vengano resi noti i risultati delle elezioni presidenziali. Ignorando le pressioni internazionali, il governo che fa capo al padre-padrone del paese, Robert Mugabe, ha fatto sapere che i dati saranno diffusi «quando saranno pronti», ma il capo dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, davanti alla stampa si è proclamato vincitore e ha invitato Mugabe a dialogare per assicurare una transizione pacifica. Tsvangirai ha detto che in caso di cambio di regime la sicurezza di Mugabe sarà garantita, ma al contempo ha accusato il partito del presidente, lo Zanu-Pf, di preparare «una guerra contro il popolo». Il leader del Movimento per il cambiamento democratico (Mdc), ha messo in chiaro che un secondo turno elettorale per le presidenziali non serve: «Noi abbiamo vinto le elezioni del 29 marzo, e un ballottaggio non è necessario», ha detto Tsvangirai.
Ma intanto la situazione si fa sempre più grottesca. L’esame da parte di un tribunale della richiesta presentata dal partito di Tsvangirai di rendere subito noti i risultati è stato rinviato. «Questo rinvio ci preoccupa, ma attenderemo comunque ancora un giorno», ha detto Alec Muchadehama, legale del Mdc.
L’opposizione ritiene che il presidente voglia andare al secondo turno non tanto per prendersi una rivincita quanto per avere il tempo di organizzare gruppi di miliziani e veterani di guerra a lui favorevoli, in modo da creare tensioni come fece nel 2000, quando riuscì a condizionare a proprio favore il risultato delle elezioni.
«Se si andrà al secondo turno, la violenza sarà usata come arma per annullare la vittoria del popolo», ha denunciato Tsvangirai, che ha peraltro invitato Mugabe a negoziare al fine di assicurare «una transizione pacifica e democratica».

«Voglio dire a coloro che servono nelle istituzioni, in particolare nell’esercito e nella polizia, che i loro impieghi sono garantiti, e che non ci saranno né punizioni né vendette», ha aggiunto il leader politico che più volte in passato è stato arrestato e duramente percosso dal regime di Mugabe. Ma dai palazzi di Harare non è finora venuta alcuna risposta.

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