"La Zona blu" nel Mediterraneo. Al Festival Life tocca ai Kepler

Il Diario di un uomo che non sa nuotare al centro della pièce. Una forma di teatro partecipato che svela un gruppo originale

"La Zona blu" nel Mediterraneo. Al Festival Life tocca ai Kepler
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Organizzato da Zona K, debutta il 14 Maggio, ore 19,30, alla Fabbrica del Vapore, in occasione del Festival Life, «La Zona blu», un testo-documento di Enrico Beraldi, di Kepler 452, che è la prima stesura ripresa, con telecamera, della missione compiuta, dalla Compagnia, sulla Sea-Watch 5. Si tratta di un Diario, accompagnato da immagini originali, che sta a base dello spettacolo «A Place of safety», col quale Kepler 452 si presenta come uno dei nuovi gruppi più originali della scena italiana, sempre in cerca di forme nuove, con le quali indagare il mondo reale, attraverso ciò che accade nel quotidiano, mettendo in pratica l'idea stessa del Festival Life, il cui scopo è proprio quello di osservare e interpretare il presente, unendo performance, arte visiva, teatro, dando spazio a ciò che accade, tutti i giorni, come lo sfruttamento politico che viene fatto, in particolare, sulla pelle degli emigranti, argomento, più volte, affrontato, sul palcoscenico, attraverso la formula del Teatro di Narrazione.

Lo spettacolo «A Place of safety» è diverso, come dimostra il Diario intitolato, per comodità esplicativa, «La Zona blu», nel quale si parla di uno che non sa nuotare, ma che ama il mare e che si trova nel mezzo del Mediterraneo, insieme a un gruppo di soccorritori, per informarci su cosa succeda quando ci si incontra ai confini dell'Europa con delle persone molto diverse e sullo smarrimento che si prova quando si guarda il nostro continente dai sui confini. Si tratta di una forma di teatro che non appartiene a un genere definito, ovvero al Teatro Documento o al Teatro Politico, ma a qualcosa di più, forse a quel Teatro Partecipato, di cui tanto si parla, ma che non ha trovato una formula realizzativa, quella che ho scoperto nel lavoro di Kepler 452.

A dire il vero, non si tratta di una formula del tutto nuova, perché praticata da Milo Rau, la stessa che vede impegnati attori non professionisti, trattandosi di persone che diventano protagonisti di ciò che accade sul palcoscenico, dove non si rappresentano trame e non ci sono nomi famosi, ma dove viene proposto un vissuto che appartiene al mondo del lavoro o a quello dell'emigrazione di uomini, donne e bambini che affrontano i viaggi della speranza, alla ricerca di un luogo sicuro e che, spesso, sono senza ritorno.

Così, dopo «Il Capitale, il libro che non abbiamo ancora letto», che coinvolgeva, direttamente sulla scena gli operai licenziati della fabbrica Gkn, i Kepler hanno portato in scena non tanto i migranti che, però, si vedono in video, quanto gli operatori veri, quelli che, sulla Sea Watch 5, sono vissuti accanto ai diseredati, con i quali hanno condiviso lo spazio liminale che sta tra la vita e la morte, tra il più cupo scetticismo e la speranza. Gli autori si sono imbarcati sulla nave per provare abissi di emozioni, per capire fino a che punto un'indagine di tipo sociologico possa diventare materia scenica con dei veri sommergibilisti, dei veri giuristi, vere infermiere, specializzate in medicina dell'emigrazione, con dei volontari che rischiano la vita in nome di un ideale.

«La zona blu» è una raccolta di sensazioni, di parole, di scritti che ci dà l'idea di cosa sia successo prima di iniziare le prove dello spettacolo, un metodo di indagine che ben si adegua allo spirito del Festival Life che prevede forme di spettacolarità in cui il rapporto tra realtà immaginata e realtà vissuta è a vantaggio di quest'ultima.

È un tentativo di riformulare il teatro con nuovi criteri di fruizione e di appropiazione dello spazio scenico, motivo per cui, Life si pone in un intreccio tra teatro, arti e media. Il Festival si prolunga fino al 21 Giugno.

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