Ci sono le dimissioni di Luigi Zunino dal vertice di Risanamento. Da qui partono le banche creditrici per tentare il rilancio del gruppo immobiliare, su cui grava la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Milano. Luscita di Zunino dallazienda arriva al termine di una giornata di colloqui serrati, iniziati ieri mattina con lincontro tra gli istituti e la Leonardo & Co. di Gerardo Braggiotti, in cui si è discusso il piano messo a punto dai consulenti, e proseguito col cda di Risanamento: è stata sostanzialmente la conferma di quello che molti si aspettavano da tempo. Oltre a Zunino lasciano due consiglieri della Risanamento, che apre la porta a un nuovo presidente e a un nuovo amministratore delegato «di garanzia» che traghettino lazienda nella fase attuale. Uno dei nomi che circola è quello di Salvatore Mancuso, membro del cda e già da qualche tempo uomo di fiducia della banche ai vertici dellazienda. Ma la scelta potrebbe anche orientarsi su nomi esterni e indipendenti.
La tappa fondamentale è ora ludienza del 29 luglio, in cui la Risanamento dovrà convincere il Tribunale di Milano a mettere da parte lipotesi di fallimento, spiegando di non essere unazienda decotta, ma un gruppo ancora capace di esprimere valore sufficiente a garanzia dellampio passivo. È dunque sulla valutazione del patrimonio immobiliare che si giocano le possibilità di sopravvivenza di Risanamento e non basteranno certo le dimissioni di Zunino.
Dal bilancio del primo trimestre emerge un valore del patrimonio immobiliare di 2,9 miliardi di euro, a fronte di debito per 2,86 miliardi. Ancora un anno fa lazienda, incontrando gli analisti, parlava di un patrimonio di oltre 5 miliardi. Prova evidente che la crisi finanziaria - e prima di tutto immobiliare - sta lasciando un segno profondo sugli attivi della Risanamento, anzi ne è probabilmente la causa primaria della crisi attuale.
Daltra parte è da mesi che Zunino cerca di vendere asset per togliersi dagli impicci, ma senza successo. In marzo era saltata la trattativa per la cessione al fondo pubblico di Dubai Limitless dellarea Falck di Sesto San Giovanni nei pressi di Milano, uno dei pezzi pregiati del portafoglio di Risanamento, trattata, con gli arabi, per meno di mezzo miliardo. La proprietà veniva valutata, solo nel 2008, un miliardo e 300 milioni.
Difficile a questo punto che laltro «asso» nelle mani dellazienda, Milano Santa Giulia, possa mantenere un valore di mercato anche lontanamente confrontabile col miliardo e 700 milioni che gli veniva attribuito poco più di un anno fa. Anche perché servono nuovi soldi da investire nel completamento del progetto, ancora ben lontano dalla capacità reddituale sperata. Ma è proprio su un possibile recupero nel medio termine delle valutazioni degli immobili che si gioca la scommessa delle banche creditrici, decise a evitare un crac che avrebbe conseguenze pesanti: oltre 2,6 miliardi di debito sono di provenienza bancaria, una cifra destinata immediatamente a essere passata sotto la voce «sofferenze» nei bilanci degli istituti in caso di bancarotta.
I piani messi in campo nei mesi scorsi, invariabilmente, hanno al più messo una toppa, senza riuscire a imprimere allazienda un cambio di rotta. Le banche sono disposte a convertire e ristrutturare il debito e iniettare in Risanamento liquidità per un ammontare complessivo fino 340 milioni: 290 milioni (garantiti da Intesa, Unicredt, Bpm e Mps, le banche maggiormente esposte) per far fronte alleventuale richiesta di rimborso anticipato del bond che scade nel 2014, e 50 milioni per le esigenze di cassa di breve periodo.
Certo, se tutto nel medio termine ruota attorno alle cessioni serviranno nervi saldi e pazienza: vendere ora, come dimostrato, è difficile, a meno di «regalare» gli immobili. Per recuperare valore è necessario un azionista che sia in grado di aspettare il momento più opportuno.
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