Il giorno dopo è il giorno della calma apparente. Giuseppe Grossi, il «re» delle bonifiche, è in carcere con laccusa di aver promosso un sistema di riciclaggio, fondi neri e conti esteri attorno ai cantieri di Santa Giulia. I magistrati procedono con grande cautela, ma puntano a chiarire quale fosse il suo raggio dazione. Qualcosa è già emerso. Altri imprenditori, prestanome e soci in affari. Ma non solo. Perché cè anche il nome di Giancarlo Abelli. Lex assessore regionale e ora parlamentare e vicecoordinatore nazionale del Pdl compare nellordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Fabrizio DArcangelo. Abelli non è indagato, ma la sua posizione è di quelle «critiche». La moglie, Rosanna Gariboldi, è finita in carcere con laccusa di concorso in riciclaggio. E nelle carte si legge degli «ottimi rapporti» che Grossi ha con lonorevole, al quale fornisce unauto di grossa cilindrata, un aereo privato per gli spostamenti tra Milano e Roma, e un appartamento in viale Tunisia. Ma Grossi, un uomo molto riservato, aveva tessuto una rete di conoscenze molto vasta, e non limitata al mondo dellimprenditoria. Un dettaglio confermato da un passaggio dellordinanza del giudice DArcangelo, nel quale si legge che Grossi poteva vantare «relazioni di altissimo livello con esponenti del mondo politico e istituzionale che emergono dallattività di intercettazione telefonica». Di queste telefonate non cè traccia né nella misura cautelare, né nella richiesta darresto dei pm Laura Pedio e Gaetano Ruta. Dunque, quel materiale potrebbe essere finito in un nuovo filone di inchiesta. Ci si domanda, quindi, quali possano essere quei soggetti con cui Grossi avrebbe stretto rapporti di interesse. E a pochi mesi dalle prossime elezioni regionali, linterrogativo rischia di turbare il clima politico.
Uno scenario, questo, ancora lontano dallorizzonte degli investigatori. Perché per il momento lindagine resta ancorata al tesoro parallelo di Grossi: quei 22 milioni di euro sottratti al Fisco, e accumulati grazie a un sistema di false fatturazioni, intermediazioni fittizie e conti esteri. Limprenditore, già oggi, sarà interrogato dal gip per la convalida dellarresto. E sarà questa la prima occasione per spiegare la sua versione agli inquirenti. Quanto al meccanismo messo in piedi dalla «Green Holding», il più importante gruppo italiano nel settore dellecologia e delle bonifiche ambientali, lo hanno raccontato nei mesi scorsi ai pm lavvocato svizzero Fabrizio Pessina e i due ex finanzieri Giuseppe Anastasi e Paolo Pasqualetti, finiti agli arresti già a febbraio.
«Grossi - spiega Pasqualetti - sapeva tutto e vedeva tutto. Il sistema delle false fatture funzionava così: Grossi verificava la semestrale e se vi erano ricavi troppo alti, decideva di far emettere false fatture». Un modo per abbattere gli utili ufficiali, e dirottarli sui conti esteri accesi in Liechtenstein, Svizzera, principato di Monaco. «Era Grossi - si legge nei verbali - che ci diceva direttamente come utilizzare tali somme. In generale, dei soldi trasferiti allestero una parte veniva destinata da Grossi altrove con bonifici sui quali ci dava indicazioni, una parte veniva gestita da lui direttamente con disposizioni personali, una parte invece la riscuoteva in contanti».
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